Tunisia, la lunga (e faticosa) marcia verso la democrazia: dagli Usa 335 milioni di dollari per cinque anni

Un piano di investimenti per sostenere l’economia del Paese in un momento democratico delicato, vista la recente morte del presidente Essebsi e le imminenti elezioni parlamentari

Mentre la Tunisia si prepara a due appuntamenti elettorali importanti – l’elezione del Presidente della Repubblica, anticipate al 15 settembre dopo la morte di Beji Caid Essebsi, primo presidente eletto del dopo Ben Ali, e le elezioni politiche previste per l’inizio di ottobre – gli Stati Uniti annunciano nuovi finanziamenti al Paese mediterraneo a sostegno della transizione democratica.


A dare la notizia, con un comunicato stampa, è stato il ministero tunisino dello Sviluppo, degli Investimenti e della Cooperazione. Investimenti per 335 milioni di dollari per cinque anni per finanziare «progetti volti a incoraggiare l’iniziativa privata, creare nuovi posti di lavoro per i giovani e migliorare la governance a favore della transizione democratica», si specifica.


Terrorismo, turismo e democrazia

Dietro questo finanziamento si cela la paura, da parte degli Stati Uniti, che la Tunisia possa subire un’involuzione dal punto di vista politico, segnando una sconfitta simbolica per l’intero Medio oriente. La Tunisia, infatti, è l’unico Paese ad aver effettuato con successo una transizione democratica durante la Primavera Araba, lasciandosi alle spalle l’autoritarismo di Ben Ali.

Da allora le difficoltà economiche del Paese hanno allontanato le promesse della rivoluzione dei gelsomini, come è nota la rivoluzione tunisina del 2010-2011. Gli attacchi terroristici – due soltanto nel mese di giugno – oltre a creare un clima di paura, hanno danneggiato ulteriormente il settore del turismo da cui dipende in parte la vita economica del Paese e, quindi, la sua stabilità politica.

Prima della primavera araba, il settore turistico del Paese era pari al 21 percento del Pil. Diminuito al 15,9% dopo la fine di Ben Ali era tornato al 18 percento tra il 2012 e il 2014. Dopo gli attacchi terroristici a Sousse e al Bardo però era diminuito nuovamente, scendendo a quota 14,3 percento. Il timore è che, dopo gli eventi di giugno, possa scendere nuovamente.

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