Migranti, Richard Gere bacchetta gli italiani: «Siete cambiati, vi siete incattiviti»

Per l’attore il decreto sicurezza è «incompatibile con una società civile»

Con quel famoso discorso alla cerimonia degli Oscar nel 1993, in cui ha accusato la Cina di stare compiendo «azioni orribili» in Tibet, si è giocato un pezzo di carriera. Secondo Richard Gere, le grandi produzioni cinematografiche americane, ormai dipendenti dai capitali cinesi, lo hanno infatti ostracizzato. Ma Gere non si è fatto scoraggiare e ha continuato l’impegno sociale iniziato con le lotte per le minoranze negli anni 70. Nonostante una iniziale asimmetria tra la sua carriera cinematografica (dove ha recitato in film accusati di svilire la figura della donna) e il suo impegno personale, negli ultimi anni questi sono arrivati a coincidere: nel 2016 ha prodotto Gli Invisibili, docufilm su chi vive per strada. Richard Gere il 31 agosto ha compiuto 70 anni e ha molti film e battaglie sociali alle spalle. L’ultima causa che ha abbracciato è quella di Open Arms, l’Ong spagnola la cui nave è rimasta bloccata per giorni a 800 metri da Lampedusa.


In un’intervista ad Avvenire, l’attore smentisce le accuse di essere salito sulla nave per farsi pubblicità affermando che a 70 anni ha un discreto conto in banca, è piuttosto famoso e ha un bambino piccolo a cui gli piacerebbe dedicarsi. Motiva invece il suo impegno a favore della causa dei rifugiati con la sua fede buddhista, che lo spinge sempre al fianco di chi soffre, con gli «angeli» che aiutano i più deboli. Per lui il decreto sicurezza è «incompatibile con una società civile» e si scaglia contro quella che definisce una criminalizzazione di uno dei valori fondamentali, la solidarietà. Sulla fine della conversazione, prima di toccare gli altri argomenti che gli stanno a cuore, come il Tibet e Hong Kong, menziona il clima di paura e intimidazione che afferma di aver notato nel Paese. E poi si rivolge a noi: «Siete cambiati, voi italiani. Avete perso il sorriso, la gioia di vivere, vi siete incattiviti anche voi…»


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