Conte: «Sobrietà e misura, basta arroganza». Ma Salvini era al governo da solo?
Sono state le parole più applaudite di tutto il discorso di Giuseppe Conte alla Camera: «Il progetto del governo ambisce a recuperare con umiltà, puntando sull’aiuto di tutti, un metodo di condotta politica che valorizzi equilibrio e misura, sobrietà e rigore affinché i cittadini possano guardarci con rinnovata fiducia».
Salvini era a un centinaio di metri in linea d’aria, in piazza con Giorgia Meloni, ma di sicuro gli sono fischiate le orecchie. Il premier di cui era vice fino a pochi giorni fa, presentando il nuovo governo, annunciava la rivoluzione delle buone maniere, contro l’aggressività proterva del recente passato.
Bene. Chi ha aizzato sui social l’opinione pubblica contro gli uomini neri, le Ong corrotte o le zingaracce ha sicuramente seminato l’odio. Ma accanto a lui, in ogni riunione del consiglio dei ministri, in ogni dibattito parlamentare, in ogni uscita importante c’erano proprio lui, il premier, e l’altro vice. Le intemperanze e le ferocie verbali sono state pesanti e divisive. Ma lo sono stati di più i fatti.
E quando Salvini rischiò il processo per aver bloccato la nave Diciotti e i migranti che aveva a bordo, fu proprio il premier a mettere per iscritto di averne condiviso le scelte, e fu la piattaforma Rousseau, decisiva per far nascere anche il governo che ha esordito oggi, a votare a favore del ministro per evitarne il rinvio a giudizio.
È un bene, davvero, che Conte abbia aggiunto che «ci impegniamo anche a moderare le parole e a usare un lessico più rispettoso». Ma è solo quello il problema? Erano insomma solo gli eccessi comunicativi di Salvini? E come mai ve ne siete accorti solo dopo quattordici mesi? E come catalogare i tanti analoghi eccessi, su Bibbiano ad esempio, compiuti non dal bullo leghista ma dal Movimento che l’ha di nuovo portato a Palazzo Chigi?
La questione del rispetto, dell’equilibrio e della sobrietà si impone da anni. Non è decente scaricarla addosso a uno solo, per quanto il più scalmanato, senza ammettere di averne abusato a propria volta, dal governo o dall’opposizione, e fingendo che tutto sia cominciato con Salvini, e che tolto lui dal governo il problema sia risolto. Eravate sotto ricatto? Fascinazione? Sortilegio?
Perché il timore è che ora tutti gli errori, tutte le inadeguatezze siano coperte dalla vernice nera “Salvini”, e si nasconda tutto quel che è stato fatto, e improvvisamente ripudiato, come l’effetto della maleducata tracotanza di un ingombrante partner scaricato. Insomma, che l’etica sia confusa con l’etichetta, senza neppure sentire l’obbligo di un “pardon“.
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