Brexit, l’annuncio del governo: gli studenti potranno rimanere fino a 2 anni dopo la laurea

La misura, che straccia quanto stabilito dai precedenti governi conservatori, sarà applicata soltanto a chi inizia un corso di laurea a partire dal 2020

Prima ancora che fosse nominato a capo del suo partito e quindi del governo britannico, Boris Johnson andava ripetendo che l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea non avrebbe dovuto comportare una chiusura nei confronti del resto del mondo.


È con questo spirito che il primo ministro ha annunciato che gli studenti internazionali, venuti nel Regno Unito per studiare, potranno rimanere fino a due anni dopo la laurea, anziché quattro mesi come stabilito nel 2012 da Theresa May, allora ministro dell’Interno.


Chi potrà rimanere?

A poter beneficiare di questa misura saranno tutti gli studenti internazionali che inizieranno i loro studi dal 2020 in poi. Non riguarda quindi chi già studia nel Regno Unito. Non è chiaro esattamente cosa ne sarà degli studenti europei: presumibilmente saranno considerati alla stregua di tutti gli altri studenti internazionali. Con le nuove regole non ci saranno vincoli per il tipo di lavoro che i cittadini europei potranno fare.

Secondo lo Eu Settlement scheme, i cittadini europei attualmente residenti nel Regno Unito possono – devono – far domanda per poter rimanere nel Regno Unito entro il 31 dicembre 2020. Il governo ha più volte rassicurato che avrebbe protetto i diritti dei cittadini europei nel Regno Unito, ma sono diversi i casi emersi negli ultimi mesi che dicono il contrario.

Un cambio di rotta sull’immigrazione?

I precedenti governi conservatori avevano fatto della riduzione dell’immigrazione «dalle centinaia di migliaia, alle decine di migliaia», come recitava un loro slogan elettorale, un cavallo di battaglia, tanto che nel ruolo di ministro dell’interno l’ex premier Theresa May aveva inaugurato una politica detta “hostile environment”, ovvero “clima ostile”, per scoraggiare la permanenza di alcuni gruppi di immigrati nel Regno Unito.

La riduzione dell’immigrazione è stato uno dei temi chiavi anche della Brexit, una delle motivazioni principali che ha indotto i cittadini britannici a votare per uscire dal Regno Unito e lo status dei cittadini europei residenti nel Paese continua a essere usato anche come pedina di scambio nelle trattative con l’Ue.

Con questa mossa Boris Johnson vorrebbe “rilanciare” il Regno Unito guardando oltre l’Europa – alle ex colonie, agli Stati Uniti dell’alleato Donald Trump, alla Cina – proiettando un’immagine di apertura nei confronti del mondo e di ottimismo per il futuro perché, come è solito a ripetere, «i giorni migliori del Regno Unito devono ancora venire».

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