Voli di Stato, la Corte dei Conti archivia il caso Salvini. Ma ora il fascicolo è in mano ai pm di Roma

I 35 voli effettuati in 14 mesi da ministro dell’Interno non rappresentano un «uso indebito». Ritenuta comunque «illegittima» la scelta di consentirne l’utilizzo

20 voli con aerei della Polizia di Stato, 14 voli con elicotteri delle stesse autorità e un volo con un aereo appartenente al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Il conteggio dei voli effettuati da Matteo Salvini con velivoli di Stato durante i 14 mesi da ministro dell’Interno è ormai cosa nota. La Corte dei Conti del Lazio, guidata da Andrea Lupi, ha ora valutato che in quei trasferimenti non c’è nessun danno erariale per lo Stato. Anzi, in sostanza, scrivono i magistrati contabili, il ministro dell’Interno ha probabilmente speso di meno viaggiando coi voli di Stato che prenotando – sempre a spese dei contribuenti – voli di linea per sé e per il personale di scorta che avrebbe dovuto organizzare i giusti dispositivi di sicurezza anche negli aeroporti.


L’inchiesta penale

Tutto risolto, dunque? Non proprio. Da ieri infatti, secondo quanto confermano fonti della magistratura contabile, il fascicolo è arrivato in procura a Roma. Ed è possibile che nelle prossime ore sia aperto un nuovo fascicolo, stavolta penale. Perché anche se quegli spostamenti aerei non hanno rappresentato una spesa in più, non esiste in Italia una normativa che consenta al Viminale (cioè non direttamente al ministro ma a chi li ha organizzati) di autorizzarli. Non si può fare per lui e, tanto meno, per chi eventualmente lo accompagnava. Dunque, la procura potrebbe valutare l’ipotesi del reato di peculato e analizzerà caso per caso chi era a bordo e chi ha ricevuto un eventuale vantaggio da questi viaggi. Come si legge nel decreto di archiviazione contabile, infatti (che nulla ha a che fare con lavoro della magistratura penale): «Si valuta illegittima la scelta di consentire l’uso dei menzionati velivoli per la finalità di trasporto aereo del Ministro e del personale al seguito».


Com’è cominciata

A porre l’attenzione sul fatto era stata La Repubblica, che in un’inchiesta del 14 maggio, titolata “Il capitano volante“, aveva ricostruito «una ventina di questi decolli top secret». All’epoca Salvini aveva risposto commentando di essere il «ministro dell’Interno costato meno allo Stato nella storia della Repubblica italiana». E, a questo punto, almeno calcolatrice alla mano aveva probabilmente ragione. I giudici contabili nei mesi scorsi avevano, in ogni caso, avviato un fascicolo esplorativo per verificare se vi fosse stato uno spreco di risorse pubbliche legato ad un uso improprio degli aerei da parte dell’ex ministro. Per la magistratura contabile – che ha trasmesso il fascicolo, «per quanto di competenza, alla procura di Roma – non sono emersi dall’istruttoria elementi sufficienti per sostenere in giudizio una contestazione di responsabilità amministrativa», si legge nel dispositivo. Il provvedimento da atto della riduzione delle spese: «I costi sostenuti per tale finalità – si legge – non appaiono essere palesemente superiori a quelli che l’Amministrazione dell’Interno avrebbe sostenuto per il legittimo utilizzo di voli di linea da parte del Ministro e di tutto il personale trasportato, al suo seguito». Ma appunto, che sia costato di meno non vuol dire che sia stato un comportamento legittimo. Almeno dal punto di vista penale.

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