Fiano e Morra i grandi esclusi. Fuori anche gli ex ministri M5s

Laura Castelli vince la sfida con Buffagni e resta al Mef. Il neo ministro Gualtieri blinda però il ministero dell’Economia con due tecnici forti del Pd scelti come vice

La lista dei 52 nominati per completare il governo Conte 2 ha solo qualche riconferma nei ruoli già ricoperti nel governo Conte 1: resiste al ministero degli Interni Carlo Sibilia e alla Difesa Angelo Tofalo. Riccardo Merlo (Maie) e Manlio Di Stefano restano sottosegretari al ministero degli Esteri, così come la collega 5 Stelle Emanuela Dal Re (già vice-ministro) viene riconfermata azzerando le aspirazioni di Di Stefano di diventare il numero due di Luigi Di Maio alla Farnesina. Il Pd ha deciso di puntare su Marina Sereni, ex vice-presidente della Camera non ricandidata alle ultime elezioni: la sua prima tessera di partito fu quella del Pci, poi si consolidò politicamente nei Ds di Piero Fassino. La sua nomina rientra nella divisione per correnti degli esponenti Dem, che hanno collocato alla Farnesina il renziano Ivan Scalfarotto, che torna duqnue a fare il sottosegretario (dopo esserlo stato al Mise nei governi Renzi e Gentiloni).


Gli altri renziani entrati nella squadra di governo sono Alessia Morani (sottosegretario al Mise), Simona Malpezzi (sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento), che però aspirava al ministero dell’Istruzione dove diventa, invece, vice-ministro Anna Ascani. Altra esponente renziana, che aveva apertamente sfidato Zingaretti alla corsa per la segreteria Dem. Resta fuori a sorpresa dal Viminale Emanuele Fiano (Pd): la sfida per la squadra della ministra Luciana Lamorgese è stata giocata tutta nel Pd milanese. Al posto di Fiano è stato nominato Matteo Mauri, deputato milanese vicino a Maurizio Martina. Non trovano posto nel sotto-governo i ministri 5 Stelle uscenti: Barbara Lezzi potrebbe diventare ora capogruppo al Senato, dopo che l’ex ministro delle Infrastrutture Toninelli, piuttosto agitato nei giorni della fiducia, sembra avere declinato l’invito. Resta al suo posto anche Francesco D’Uva, dopo avere accarezzato l’idea di diventare sottosegretario.


Fuori dal governo anche Nicola Morra, definito da alcuni retroscena ‘troppo buono’ per spuntare un posto nella battaglia che si era scatenata all’interno del Movimento 5 Stelle. Il duello che ha appassionato di più i pentastellati è stato quello tra Laura Castelli e Stefano Buffagni, vinto dalla prima che resta vice-ministro al Mef. Mentre Buffagni arriva al Mise, come viceministro di Patuanelli. Il neo ministro Roberto Gualtieri blinda però il ministero dell’Economia con due uomini forti del Pd scelti come vice: il senatore Antonio Misiani (zingarettiano) e Piepaolo Baretta, già membro di diversi governi Dem. Il duo Castelli-Villarosa si dovranno confrontare con questo tridente Dem.

Lascia la delega all’Editoria il senatore Vito Crimi, ricompensato con il ruolo di viceministro al Viminale. Infine Lorenza Bonaccorsi, attuale assessore della regione Lazio, arriva al ministero della Cultura con Laura Orrico (M5s). Lascerà dunque il posto libero nella giunta regionale, che potrebbe essere occupato da un tecnico gradito ai 5 Stelle per cominciare quel dialogo nelle regioni tra i partiti attualmente al governo. Una proposta caldeggiata da Franceschini e Zingaretti, ma non rispedita al mittente nemmeno da Roberta Lombardi.

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