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La ministra Bonetti affossa il ddl Pillon. Archiviato con un tweet: «Resterà nel cassetto». Cosa prevedeva

16 Settembre 2019 - 12:23 Redazione
Bonetti segna già le prime linee di discontinuità con le politiche in tema famiglia dei suoi predecessori Fontana e Locatelli

La squadra di governo M5s-Pd ha appena completato i giuramenti e già sembra emergere qualche linea di rottura con l’esecutivo gialloverde. L’ultima è stata segnata da Elena Bonetti, ministra della Famiglia e per le Pari opportunità, che rispetto al ddL Pillon ha le idee chiare: «Per quanto mi riguarda resterà nel cassetto».

A dirlo è lei stessa su Twitter, dove con un post ha risposto a chi in questi giorni le ha chiesto se avesse intenzioni di portare avanti il tanto discusso decreto del senatore leghista Simone Pillon, uno degli organizzatori del Family Day. «Se mi hanno lasciato nel cassetto una copia del ddl #Pillon? – ha scritto – Non mi sono informata ma per quanto mi riguarda resterà nel cassetto».

Bonetti, politica renziana che nel 2014 firmò un appello con il sacerdote don Gallo per chiedere allo Stato e alla Chiesa il riconoscimento delle famiglie arcobaleno, si posiziona dall’altra parte della barricata rispetto ai suoi predecessori, in linea con le critiche del Pd (e del Movimento 5 Stelle) già avanzate al ddL durante la precedente legislatura.

Una sterzata rispetto ai suoi predecessori (se sarà una vera e propria archiviazione si vedrà), Lorenzo Fontana e Alessandra Locatelli, che avevano sempre rivendicato l’importanza e la necessità di tutelare la famiglia naturale. Fontana è stato uno degli organizzatori del Congresso mondiale delle Famiglie di Verona, l’evento pro-life svoltosi lo scorso marzo, e Locatelli ha sempre ribadito la sua continuità con le idee dei suoi due colleghi leghisti.

In cosa consiste il ddL Pillon

Riassumendolo per parole chiave, il progetto di legge Pillon si propone di affrontare «rilevanti modifiche» al diritto di famiglia sull’affido condiviso, il mantenimento diretto e la bigenitorialità.

La soluzione Pillon si articola in due punti fondamentali: rendere obbligatoria la mediazione in caso di separazioni e divorzi in coppie con figli minorenni (punto controverso perché Pillon stesso è un mediatore famigliare) e reintrodurre la “bigenitorialità condivisa” (pari divisione del tempo passato con mamma e con papà e pari divisione dei costi di mantenimento).

Le critiche al provvedimento sono arrivate sia dai banchi del Parlamento (Pd, Leu e buona parte del Movimento 5 Stelle), sia dalle associazioni femministe e Lgbtq+, sia perché visto come un passo indietro rispetto al miglioramento della condizione della donna, sia dell’evoluzione della famiglia in sé.

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