Spagna, mancata intesa tra socialisti e opposizioni. A novembre si torna alle urne

Il premier Sanchez non è riuscito a trovare un accordo né con la sinistra (Podemos) né con il centrodestra (Partito Popolare e Ciudadanos). In teoria i partiti hanno tempo ancora fino al 23 settembre per evitare le quarte elezioni in quattro anni

Alla fine Pedro Sanchez non è riuscito a trovare un’intesa con le opposizioni e, di conseguenza, nemmeno una maggioranza in parlamento che sia disposta a sostenere un suo esecutivo. Finite le consultazioni dei partiti con il Re Felipe VI, l’unica strada possibile sembra essere quella di tornare alle urne. Le nuove elezioni, ha annunciato Sanchez, si terranno il 10 novembre. Saranno le quarte in quattro anni per la Spagna.


«Colpa delle opposizioni»

Il primo ministro socialista non ha risparmiato critiche ai partiti di opposizione, colpevoli, a suo dire, di aver paralizzato il parlamento, il governo e il Paese dopo che il partito socialista da lui guidato aveva ottenuto la maggioranza relativa nelle elezioni di aprile – 28.7% contro il 16.7% del Partito popolare, ma soltanto 123 seggi in parlamento, lontano dunque dai 175 necessari per avere anche la maggioranza – e dopo la vittoria alle elezioni europee di maggio con ben 12 punti percentuali di scarto sul centrodestra.

«Gli spagnoli avevano parlato molto chiaro ad aprile e maggio. Purtroppo due forze politiche conservatrici e una di sinistra hanno preferito bloccare una soluzione di governo», ha dichiarato Sanchez, annunciando nuove elezioni. «Gli spagnoli hanno detto chiaramente che intendono continuare lungo la via del progresso e della giustizia sociale. Chiediamo loro di ripeterlo con maggiore forza a novembre».

La mancata intesa

Mentre il leader del Partito Popolare, Pablo Casado, ha risposto alle critiche di Sanchez assicurando gli elettori che il partito da lui guidato è sempre stato «coerente, responsabile e aperto al dialogo», sostenendo inoltre che da aprile Sanchez trama per portare il Paese a nuove elezioni, il leader di Podemos, Pablo Iglesias, ha criticato Sanchez per il suo rifiuto di formare un governo di coalizione con Podemos in cambio del loro sostegno, tacciando di aver avuto un atteggiamento «anti democratico».

Salvo imprevisti, il parlamento spagnolo dovrebbe essere sciolto alla fine della settimana prossima. Ma prima di allora – la scadenza è mezzanotte del 23 settembre – teoricamente sarebbe ancora possibile per i partiti trovare un’intesa e quindi per il Re proporre un candidato che potrebbe ottenere la fiducia dal parlamento.

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