Iran, dopo gli attacchi in Arabia Saudita, Rouhani annuncia un nuovo piano “di sicurezza”

La dichiarazione arriva dopo la decisione degli Stati Uniti di inviare nuove truppe in sostegno di Riad

Fino a qualche giorno fa non era chiaro se il presidente iraniano Hassan Rouhani e il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif avrebbero potuto partecipare all’assemblea generale dell’Onu negli Stati Uniti: dall’amministrazione americana non erano ancora arrivati i visti. Ora che il lasciapassare c’è e la loro presenza è confermata, ecco che Rouhani palesa le sue intenzioni di non essere un mero spettatore all’incontro di New York e annuncia un nuovo piano «per la cooperazione regionale» ai fini di «creare sicurezza» nel Golfo Persico. Si chiamerà «La coalizione per la speranza» e metterà insieme gli Stati del Golfo per salvaguardare le rotte mercantili, senza il coinvolgimento di potenze straniere. «Vogliamo presentare all’Onu un piano di pace per il Golfo Persico e lo Stretto di Hormuz» ha detto Rouhani, aggiungendo che «le interferenze esterne sono problematiche e pericolose. Per questo Tehran «tenderà la mano» a tutti gli Stati del Golfo, con i quali desidera avere un rapporto di fratellanza e amicizia.


«Non sono sicuro che possiamo evitare una guerra»

La speranza, presumibilmente, è che la crisi con gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita non vada aggravandosi ulteriormente, sfociando in un conflitto armato. Alla cerimonia per commemorare l’inizio della guerra Iran-Iraq, il 22 settembre del 1980, Rouhani ha commentato la decisione degli Stati Uniti di inviare altre truppe nel Medio Oriente (dove operano circa 70 mila truppe americane in tutto) e, nello specifico, in Arabia Saudita. «La presenza di forze straniere nella regione col pretesto che si occupano della sicurezza ha solo portato insicurezza e disgrazie», ha dichiarato Rouhani, invitando «le forze straniere ad allontanarsi dalla regione». «I nemici hanno iniziato diversi tipi di guerra, inclusa quella psicologica ed economica e di recente hanno cominciato a minacciare un conflitto militare per creare problemi al popolo iraniano», ha continuato il presidente iraniano «ma noi non ci arrenderemo, ci difenderemo e fermeremo ogni tipo di aggressione sul nostro territorio». In un’intervista all’emittente americana CBS News, il ministro degli Esteri Zarif ha espresso dei concetti analoghi, aprendo però alla possibilità di un conflitto armato con gli Stati Uniti. «Non sono sicuro che possiamo evitare una guerra. Sono sicuro che non la cominceremo noi e sono sicuro che chiunque la cominci non la porterà a termine».


La crisi: dalle petroliere alle raffinerie

Dichiarazioni che segnano un nuovo picco nello scontro che vede, ormai da mesi, contrapposti Iran, Stati Uniti e i suoi alleati in Medio Oriente, in primis l’Arabia Saudita. Una crisi che è andata peggiorando dopo la decisione, ufficializzata nel maggio del 2018, di Donald Trump di sottrarsi dall’accordo sul nucleare con l’Iran siglato dal suo predecessore Barack Obama e che negli ultimi mesi ha subìto un’ulteriore escalation. A giugno gli Stati Uniti hanno accusato il regime di Tehran di aver attaccato delle petroliere giapponesi nel Golfo dell’Oman. Come risposta Donald Trump aveva deciso di inviare altre truppe (circa 2.000) in Medio Oriente. La decisione di aggiungere a queste altri contingenti armati arriva invece dopo l’attacco alle raffinerie di Abqaiq e Khurais del 14 settembre tramite l’utilizzo di sofisticati droni. L’attacco è stato rivendicato dagli Houthi, i ribelli Yemeniti attualmente in guerra con l’Arabia Saudita, sostenuti dall’Iran, ma gli Usa e l’Arabia Saudita accusano il regime di Tehran.

Leggi anche: