Tensione M5s, Di Maio: «Chiederò 100mila euro a chi lascia il Movimento». Pd e Iv: no al vincolo di mandato

La proposta del capo politico 5 Stelle al Pd per introdurre il vincolo di mandato, attualmente vietato dalla Costituzione

La lontananza fisica di Luigi Di Maio dall’Italia (a causa della partecipazione del neo-ministro degli Esteri all’assemblea generale delle Nazioni Unite) ha lasciato campo libero agli scontenti del Movimento 5 Stelle, che sono tornati a farsi sentire sui social network e attraverso le interviste.


Così dagli Stati Uniti il capo politico M5s è passato all’attacco: «È il momento di introdurre il vincolo di mandato: se passi ad un’altra forza politica te ne vai a casa», ha detto. Intanto avvierà la procedura prevista dallo statuto M5s e chiederà il risarcimento di 100mila euro per chi lascerà i 5 Stelle. Ma poi ha aggiunto che chiederà il sostegno del Pd per provare a introdurre il vincolo di mandato (vietato dalla Costituzione). L’idea è stata però respinta al mittente, sia dai Dem che da Italia Viva. «Mi auguro avesse voglia di scherzare» ha commentato il senatore Andrea Marcucci mentre Ettore Rosato (neo coordinatore di Iv) ha detto: «Eviterei di fare del male alla Costituzione».


I suggerimenti per Di Maio sulle nuove regole interne sono arrivati oggi da diversi esponenti pentastellati. Barbara Lezzi su Facebook ha ammesso di essere arrabbiata per la perdita del ministero del Sud (ora in mano al Pd con Giuseppe Provenzano): «Il Movimento non rinunci a migliorare se stesso. Emargini l’irriconoscenza e la saccenza». Nicola Morra, rimasto fuori dalla squadra di governo, ha spiegato all’Huffington Post: «Torniamo al Movimento 5 Stelle senza leader. Dobbiamo recuperare quel modello visionario».

Le fibrillazioni maggiori si registrano tra i senatori: dalle modalità di scelta del nuovo capogruppo a Palazzo Madama (attualmente nominato dal capo politico M5s) è partita la richiesta di cambiamento delle regole interne come ha raccontato a Open il senatore Primo Di Nicola, appoggiando la proposta di Emanuele Dessì. A difendere esplicitamente il ruolo di Luigi Di Maio come capo politico è stato invece uno dei suoi fedelissimi, il tesoriere Sergio Battelli.

Intanto, i due senatori Renzi e Salvini pungolano il Movimento 5 Stelle, annunciando imminenti arrivi nei rispettivi partiti di parlamentari M5s. Per ora è stato l’ex presidente del Consiglio a guadagnare tra le fila di Italia Viva l’adesione della senatrice Gelsomina Vono.

«Ho preso una decisione importante difficile e sofferta ma improcrastinabile che però mi dà finalmente la possibilità̀ di ragionare in termini democratici», ha detto la ex 5 Stelle. L’assemblea dei parlamentari pentastellati della prossima settimana si preannuncia piuttosto agitata: tra gli esponenti M5s cresce l’attesa per la riorganizzazione interna promessa da Di Maio mesi fa e non ancora attuata.

Leggi anche: