Roma, Global Strike for future: «Siamo oltre 200mila. O noi, o i potenti della terra» – Il videoracconto

«Non siamo qui perché abbiamo colto l’occasione di non andare a scuola. Siamo qui perché si può e si deve ricominciare dai piccoli gesti: dalla differenziata, dallo spegnere la luce»

All’inizio quasi non ci credono. «Siamo tanti, tantissimi, non ce lo aspettavamo». 200mila studenti, ragazze e ragazzi, ma anche adulti e bambini di tutte le scuole sono scesi in piazza oggi a Roma per il Global Strike for future. Un corteo colorato partito intorno alle 10.30 da una piazza della Repubblica gremita come non si vedeva da tempo e arrivato in piazza Madonna di Loreto, sotto al Campidoglio, intorno a mezzogiorno e mezzo.


«Siamo davvero entusiasti», dice Marianna Panzarini, una delle organizzatrici di Fridays for future, alla fine della manifestazione contro i cambiamenti climatici. «Abbiamo cercato di farci sentire in tutta Italia. Prossimo passo sarà l’assemblea nazionale a Napoli, dove faremo un bilancio su quello che è stato fatto finora. Se non vedremo – ha aggiunto – azioni concrete continueremo a riempire le piazze e a farci sentire».


La “giustificazione” per lo sciopero di oggi annunciata dal ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti «ha certamente aiutato questo successo», dice Valerio, studente di un liceo artistico in zona Colli Aniene. Ma non basta: «Chiediamo al ministero azioni concrete per ridurre le emissioni e contro il riscaldamento globale. Fondi per l’istruzione e insegnanti ambientalisti».

È la richiesta che i manifestanti fanno alla politica tutta, e più in generale al mondo degli adulti, «rei di rubare il nostro futuro». «Non ci sono governi amici», dice al microfono Zeudi. «Noi siamo qui in piazza per dirlo: né il Pd con il suo finto buonismo ambientalista e con quello che in inglese si chiama green washing, né con i 5 Stelle. Non ci è amico questo governo come non lo erano i precedenti».

Il timelapse del corteo di Roma su via Cavour

Per Lorenzo «Greta è colei da cui è cominciato tutto». «Non siamo qui perché abbiamo colto l’occasione di non andare a scuola. Siamo qui perché si può e si deve ricominciare dai piccoli gesti: dalla differenziata, dallo spegnere la luce», aggiunge Renée. «Gli adulti dovranno essere sempre più dalla nostra parte: riguarda tutti, anche loro che hanno tante responsabilità»

«Siamo No Tav, No Tap, No Muos: siamo dalla parte di Venezia e sappiamo che le grandi migrazioni stanno avvenendo a causa del cambiamento climatico», dicono dalla testa del corteo. «A pagare oggi sono i migranti, e le donne. La nostra politica ritiene che il degrado sia nella povertà: non è così per noi. O noi, o i potenti della terra. O noi o le multinazionali e le grandi aziende che fruttano il pianeta o le persone. E vinceremo noi: vogliamo un cambiamento di sistema, non di clima».

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