Arabia saudita apre al turismo, tempi record per un visto. Ma restano 19 «regole di decoro» e diritti umani calpestati

Vietati i gesti d’affetto in pubblico, la musica durante l’orario di preghiera, l’alcol e l’abbigliamento indecoroso

Lo ha annunciato a sorpresa Mohammed bin Salman, il principe ereditario dell’Arabia Saudita: il Paese ha deciso di aprire al turismo. Ma mentre il giovane regnante fa sapere che i consolati sauditi garantiranno in sette minuti un visto turistico valido 90 giorni ai cittadini di 49 Paesi del mondo, il ministro dell’Interno rende noto che i turisti verranno multati in caso di violazioni al «pubblico decoro».


Precedentemente, l’Arabia Saudita concedeva visti soltanto per brevi viaggi di lavoro o pellegrinaggi religiosi. La monarchia spera che rendendo il paese una meta vacanziera, il turismo passerà dal 3 al 10% del Pil entro il 2030.


Il nuovo codice di condotta comprende 19 violazioni, tra cui vestirsi in modo indecoroso, compiere gesti di affetto in pubblico, scattare fotografie a terzi senza prima avere ottenuto il loro permesso, sputare, urinare, mettere la musica durante l’orario di preghiera o bere alcol. Le donne dovranno coprirsi le spalle e le ginocchia ma non i capelli, e non saranno obbligate a indossare abaya. Le multe possono andare da 50 a 6.000 riyal (12 a 1.500 euro).

«Queste regolamentazioni sono volte ad assicurarsi che i turisti nel reame siano al corrente della legge sul comportamento pubblico e possano adeguarvisi», ha affermato il Centro per la Comunicazione Internazionale del governo.

Sarà la polizia a occuparsi di assicurare il rispetto di queste regole, non le tradizionali «squadre contro il peccato» che stanno perdendo potere dopo l’ascesa al trono di Mohammed bin Salman. Queste unità erano responsabili di far rispettare il divieto alla musica, alle situazioni di «mescolanza dei generi» o l’obbligo di preghiera cinque volte al giorno. Ma dalla sua incoronazione nel 2017 il nuovo principe ereditario ha allentato la presa su molte politiche ultraconservatrici.

I diritti ancora negati

Ma mentre il nuovo sovrano vuole aprire il Paese all’Occidente e proporsi come possibile partner commerciale, l’attivista per i diritti delle donne Loujain al-Hathloul rimane in carcere insieme ad altre dieci donne e l’ombra di Jamal Khashoggi incombe sul Paese.

Secondo il rapporto di Human Rights Watch, l’Arabia Saudita ha commesso molte violazioni anche in Yemen, dove sono rimasti uccisi almeno 6.592 civili e 10.471 sono stati feriti. La libertà di espressione, associazione e credo è praticamente inesistente nel Paese, denuncia l’associazione.

Per questo e altre torture, processi fantoccio e detenzioni illegali una settimana prima dell’apertura al turismo, il Consiglio delle Nazioni Unite per il Diritti Umani ha condannato il Paese per la seconda volta in sei mesi.

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