Voto a 16 anni, per Monti è una presa in giro ai giovani: «Ci vorrebbe una Greta del debito pubblico»

Il senatore lancia l’idea dell’obbligo di «una valutazione d’impatto che ogni una misura importante ha suoi giovani e sulle generazioni future»

Mario Monti in controtendenza. L’ex presidente del Consiglio, parlando questa mattina ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital, intervistato da Massimo Giannini, boccia la proposta avanzata da Enrico Letta dalle pagine de la Repubblica di estendere il voto ai sedicenni. Il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, il premier Conte, il ministro della Pubblica istruzione Fioramonti e il segretario dem Nicola Zingaretti hanno invece risposto positivamente alla proposta di Letta. «Per una volta sono di parere opposto rispetto a Enrico Letta – ha spiegato il senatore a vita – Perché il nostro è un Paese che gestisce le sue politiche contro i giovani. Non sono convinto che dando il voto ai sedicenni questo cambierebbe. In particolare credo che dovremmo chiaramente mettere al centro di ogni importante proposta di politica economica e sociale una valutazione di impatto sui giovani». Nel mirino del professor Monti come esempio di provvedimento contro i giovani, la svolta pensionistica di Quota 100, abolendo cui, per Monti, si potrebbero trovare risorse non soltanto per ridurre il cuneo fiscale, ma anche per acquisire fondi necessari per fa ripartire gli investimenti.


«Pensate se, obbligatoriamente, – ha continuato l’ex premier – così come c’è il parere dell’ufficio parlamentare di bilancio, se ci fosse anche obbligatoriamente una valutazione d’impatto che ogni una misura importante ha suoi giovani e sulle generazioni future. Questo tutelerebbe i giovani molto di più che metterli nel voto». Il voto ai sedicenni? «Mi sembra leggermente demagogico cavarsela dicendo bisogno mettere di più i giovani al centro delle politiche, fare delle politiche per loro e non contro di loro, e si rivolve il problema dicendo: “Facciamoli votare”. Io do molta più importanza alla prima parte della frase. Bisogna fare politiche Youth Friendly, favorevoli ai giovani, più che dare loro il contentino del voto e poi pulita la coscienza continuare a fare alla grande le politiche che li sfavoriscono».


«L’altra cosa che secondo me è la più urgente – attacca il professore – trattandosi di giovani in Italia è trovare, inventarsi una Greta del debito pubblico. I giovani dappertutto crescono sotto due ipoteche: quella ecologico ambientale del cambiamento climatica che vale per tutti ovunque. E poi in alcuni paesi soltanto sotto quella del debito pubblico. Forse bisognerebbe far ringiovanire e femminilizzare il professor Cottarelli».

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