Fioramonti sotto attacco perché il figlio va alla scuola inglese. Il ministro: «Violenza su un bambino»

Dalle opposizioni richiede di dimissioni per i suoi post su Facebook contro Santanchè e Brunetta

Il ministro della pubblica Istruzione Lorenzo Fioramonti ancora nell’occhio del ciclone. Dopo le polemiche sulla sua proposta di rimuovere il crocifisso dalle aule scolastiche e la sua posizione non proprio in linea con i vertici del Movimento 5 Stelle sullo Ius Culturae, Fioramonti deve rispondere alle accuse di chi non lo giudica idoneo a guidare il suo dicastero perchè avrebbe scelto di far frequentare al proprio figlio una scuola internazionale dove non si insegna l’italiano. La notizia che il ministro avesse deciso di rinunciare all’italiano tra le materie seguite dal figlio era partita dalla chat dei genitori. La vicepreside ha sostanzialmente confermato all’Adnkronos: «La storia del test del figlio del ministro è la seguente: in prima e seconda elementare i bambini, il 30-40% dei quali sono stranieri, fanno il programma esclusivamente in inglese. L’ora di italiano scatta, solo per chi vuole, a partire dalla terza».


«Non facciamo gli esami di italiano in sede, ma in un’altra struttura e l’anno scorso Fioramonti – ha spiegato ancora la vicepreside – che non era ministro (era viceministro all’Istruzione, ndr) – precisa la dirigente scolastica – insieme alla moglie straniera ha scelto di non far fare il test in italiano al figlio perché preferiva si concentrasse sull’inglese. Il bimbo, venendo dal Sudafrica, non parla bene l’italiano. Oggi quel bambino frequenta un’altra scuola». La decisione di non far effettuare al ragazzo il test di italiana sarebbe maturata anche perché, chiosa la vicepreside, il bambino «ha frequentato la lezione di italiano per un certo numero di ore con una maestra che è andata in pensione quest’anno. Poi, siccome aveva un po’ di difficoltà, è stato scelto di non fargli fare l’esame, che del resto non è obbligatorio». Ma il ministro non ci sta. E dalla sua pagina Facebook dice la sua: «Giorni fa alcuni giornalisti sono andati a scuola di mio figlio chiedendo informazioni sui suoi voti, sul suo comportamento e sugli esami. Difendo e difenderò sempre il diritto alla libera informazione, accetto in silenzio tutte le critiche, in taluni casi anche molto dure, che mi vengono rivolte».


E attacca: «Ma recarsi in una scuola elementare per mettere sotto le luci dei riflettori un bambino di 8 anni è un atto di violenza. Mio figlio ha sempre frequentato scuole internazionali perché è nato e cresciuto all’estero. Queste scuole sono le uniche – continua Fioramonti – che garantiscono continuità curricolare ai bambini che cambiano spesso paese di residenza. Mio figlio, figlio di un italiano e di una donna tedesca, parla 4 lingue (tra cui l’italiano), ma al tempo dell’iscrizione aveva ancora difficoltà a scriverlo, ragion per cui – anche su suggerimento della scuola – abbiamo deciso di non registrarlo per l’esame facoltativo d’italiano». Il ministro del M5s chiarisce che si ritiene «turbato da padre e da cittadino» considerando la diffusione delle informazioni relative alla carriera scolastica del figlio avvenute «in spregio di ogni tutela della privacy, nonché delle più elementari regole di deontologia professionale».

Il ministro quindi non lascerà correre e annuncia che formulerà «un esposto al garante della privacy, da privato cittadino e non da Ministro, per tutelare non solo il diritto alla riservatezza di mio figlio ma quello di ogni genitore a poter crescere ed educare i propri figli senza che la loro vita venga gettata in pasto ai giornali». Ma Fioramonti oggi era finito nella bufera anche per un’altra vicenda: quella che riguarda i suoi post sferzanti su Facebook nei confronti di diversi esponenti politici. Gli status, che risalgono al periodo in cui il ministro non era ancora sceso in politica, contenevano insulti a Daniela Santanchè e a Renato Brunetta, al quale viene augurata una dose di manganellate dalla polizia.

Ma anche considerazioni sulle forze di polizia paragonate a «un corpo di guardia del potere». Le opposizioni sono arrivate a chiedere le dimissioni del titolare del ministero di Viale Trastevere. «Dimissioni immediate», chiede Fratelli d’Italia, partito di Daniela Santanchè. Giorgia Meloni si è rivolta direttamente al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: «Ci aspettiamo la condanna di tutte le forze politiche, senza se e senza ma, e ci aspettiamo che il premier Conte, sempre attento a chiedere rispetto per le istituzioni, pretenda le dimissioni di una persona cosi’ palesemente indegna di rappresentare la nazione», spiega la leader FdI.

Maria Stella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, parla di «volgarità gratuite». Licia Ronzulli, vicepresidente dei senatori di Forza Italia, aggiunge: «I colleghi del Pd non siano complici di questo scempio e se hanno davvero a cuore il sistema dell’Istruzione come dicono, smettano di sostenerlo in quel ruolo e ne pretendano le dimissioni». Contro le parole del ministro prende posizione anche la maggioranza. Il Partito Democratico, con la senatrice Valeria Fedeli, che chiede a Fioramonti di «spiegare al più presto. Il suo silenzio non e’ sostenibile nel ruolo che ricopre».

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