Rider, maggioranza d’accordo per l’addio al cottimo (entro un anno). Verso la doppia scelta: occasionali o subordinati

Il ministro esulta. Ma il collettivo degli 800 ciclofattorini: «Siamo passati dalla padella alla brace»

La maggioranza ha trovato un accordo sulla spinosa questione della regolamentazione dei contratti dei rider, i fattorini che consegnato i pasti a domicilio. Dopo l’intervento del governo all’interno del Dl Salva Imprese, rilasciato “salvo intese” dall’ultimo consiglio dei ministri del governo gialloverde arriva oggi un emendamento che prevede lo stop al cottimo, ma solo fra un anno.


Le modifiche al Salva imprese

Il Salva Imprese all’esame delle commissioni Lavoro e Industria al Senato stabiliva che il compenso per i ciclofattorini possa «essere determinato in base alle consegne effettuate purché in misura non prevalente». Questa parte del testo sarebbe stata eliminata. La maggioranza punta, appunto con un emendamento, a stabilire che siano i contratti collettivi a definire i criteri di determinazione del compenso complessivo, tenendo conto delle modalità di svolgimento della prestazione e dell’organizzazione delle piattaforme.


In casa di assenza di un contratto collettivo, i riders non potrebbero comunque essere retribuiti sulla base delle consegne effettuate (cioè all’interno del meccanismo del cottimo). Inoltre la modifica punta a stabilire una garanzia di compenso minimo orario sulla base dei minimi tabellari stabiliti dagli stessi contratti collettivi nazionali di settori affini o equivalenti.

Ma lo stesso emendamento specifica, e questo appare il nodo che scatenerà le polemiche, che la norma entrerà in vigore solo dopo 12 mesi dalla legge di conversione del Dl. Nel testo sarebbe inoltre prevista anche un’indennità integrativa per il lavoro notturno, festivo o in condizioni meteo sfavorevoli. La proposta del governo punta a definire che si tratti di un compenso non inferiore al 10%.

Il ministro spiega il doppio binario

Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo esulta per la soluzione trovata dal governo: «La maggioranza ha trovato l’accordo sui riders. L’emendamento, che sarà presentato al cosiddetto Decreto Crisi al Senato, prevede per i ciclofattorini impiegati in maniera continuativa le tutele del lavoro subordinato mentre per coloro che lavorano in maniera occasionale un pacchetto minimo di diritti inderogabili (divieto di cottimo, paga minima oraria collegata ai Ccnl, salute e sicurezza, tutele previdenziali) a cui può affiancarsi una regolamentazione specifica tramite la stipula di contratti collettivi».

Ci sarà quindi un doppio binario: per i ciclofattorini impiegati in maniera continuativa sono previste le tutele del lavoro subordinato mentre per coloro che lavorano in maniera occasionale e discontinua c’è un pacchetto minimo di diritti inderogabili. Il principale obiettivo di questo intervento, si spiega nel comunicato del ministero, «è stimolare, anche in tale settore, la contrattazione collettiva che avrà il compito di regolare in concreto la figura dei rider». Catalfo si dice «molto soddisfatta» perché, sottolinea, «finalmente anche questi lavoratori avranno maggiori diritti e tutele».

Faraone: «Sventato il rischio di fuga delle aziende»

Anche il presidente dei senatori di Italia Viva, Davide Faraone si mostra soddisfatto: «Abbiamo, proprio ieri sera, trovato in Senato un’intesa di maggioranza sul provvedimento che disciplina il lavoro e la protezione dei rider. In sintesi – spiega Faraone – imprese e sindacati hanno 12 mesi di tempo per accordarsi su garanzie economiche e le altre tutele, come malattia, infortuni e previdenza. Se non trovano l’intesa allora scatterebbe il lavoro subordinato».

Quindi, sottolinea il senatore renziano, «l’obiettivo è spingere le parti ad accordarsi», su quella che sarebbe un nuovo format «diverso dal co.co.co, una tipologia distinta, ma che allo stesso tempo preserva l’impostazione di lavoro autonomo».

Per Faraone, se il decreto fosse andato in porto come concepito dall’ex esecutivo, si rischiava una fuga degli operatori del settore food delivery: «Sono molto soddisfatto, non era semplice perché la proposta del precedente governo non ci piaceva per nulla. Fosse passata quell’impostazione non si sarebbero avute più tutele e più garanzie economiche per i lavoratori, ma semplicemente niente più lavoro e le aziende sarebbero letteralmente scappate».

I collettivo degli 800 rider non ci sta

Ma la quadra trovata dal governo non piace agli 800 rider già protagonisti di una raccolta firme nei mesi scorsi contro la proposta del governo. «Siamo passati dalla padella alla brace. L’emendamento è insensato e pericoloso, perché obbliga le piattaforme a trovare un accordo coi sindacati tradizionali ma i rider iscritti ai sindacati si contano sulle dita di una mano e il motivo è semplice: siamo lavoratori autonomi e quello che propongono i sindacati è lontano anni luce da quello che interessa a noi», si legge in una nota del collettivo.

«Chiediamo un incontro urgente al Ministro Catalfo – continuano i rider- per arrivare a una soluzione condivisa: il decreto potrebbe essere corretto semplicemente dando a reali rappresentanti dei rider il potere di trattare a livello aziendale con ciascuna piattaforma, indipendentemente se parte di sindacati tradizionali oppure no. Speriamo – concludono – in un po’ di buonsenso e di ascolto da parte del governo, per una volta. Altrimenti diventerà troppo tardi».

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