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Russiagate, il gioco pericoloso di Conte ad agosto:cosa può temere l’asse M5s-Pd dalle carte segrete di Barr

11 Ottobre 2019 - 10:45 Redazione
L'indagine di William Barr riguarda sopratutto quanto compiuto dai governi precedenti a guida Pd e il suo primo incontro è avvenuto - su autorizzazione del premier - quando il Pd non era ancora al governo

Degli incontri avvenuti ad agosto e settembre tra il procuratore generale americano William Bar e gli esponenti dei servizi segreti italiani non si conosce ancora il contenuto. Si sa che sono stati autorizzati dal premier Giuseppe Conte, che si sono svolti tutti nella sede dei servizi a piazza Dante, che hanno partecipato il direttore del Dis (Dipartimento per le informazioni sulla sicurezza), il generale Vecchione, e poi in una seconda visita anche i due capi delle Agenzie di Informazioni e Sicurezza Esterna (Aise) e Interna (Aisi), i generali Carta e Parente. Ma quali informazioni sono state condivise e con quale scopo?

Il report di Barr

Una risposta in tal senso potrebbe arrivare nel momento in cui due quotidiani americani – il New York Times e il Washington Post – che indagano su questa vicenda dovessero decidere di pubblicare il report del procuratore generale William Barr. Proprio in un momento molto delicato per Donald Trump, attualmente sotto accusa per il presunto tentativo di far pressioni su un capo di stato straniero, il premier ucraino Volodmyr Zelensky, per far indagare un suo rivale politico, Joe Biden, e suo figlio. 

La pubblicazione del report però potrebbe anche mettere in imbarazzo l’Italia, in particolare il premier Giuseppe Conte e con lui il Governo giallorosso. Questo perché ci sono ancora diversi punti interrogativi attorno al ruolo giocato dal premier nella vicenda: perché avrebbe dovuto accettare di far incontrare William Barr – la cui posizione è simile a quella di ministro della Giustizia – non con un politico o un suo omologo ma con i servizi segreti? Lo ha fatto su richiesta di qualcuno? E con quale scopo?

Come scrive La Repubblica, la tempistica degli incontri – a ferragosto quindi subito dopo la crisi di Governo – lascia spazio al sospetto gli americani possano aver sfruttato il momento di caos politico in cui l’ipotesi più realistica erano le elezioni anticipate, per chiedere un incontro a Conte per indagare le responsabilità politiche dei precedenti governi. Precedenti governi a guida del Partito democratico, all’epoca all’opposizione. 

Ad avvalorare questa tesi ci sarebbe l’incontro mancato tra il presidente Trump e Giuseppe Conte ai margini dell’assemblea Onu a New York, ovvero poco dopo della formazione del nuovo Governo con il Partito democratico, quando ad agosto al G7 Trump aveva dato un endorsement caloroso a “Giuseppi”.

Tutto sarebbe cambiato dunque dopo la nuova alleanza di governo. Una soluzione – quella dell’alleanza tra Movimento 5 Stelle e Pd –  sostenuta dallo stesso Matteo Renzi, accusato dall’ex collaboratore di Trump, George Papadopoulos, di aver giocato un ruolo nel Russiagate per sabotare la candidatura di Trump, su indicazione dell’ex presidente Barack Obama.

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