Zingaretti punzecchia Di Maio e sollecita il governo: «Basta armi alla Turchia. Fatti e segnali subito»

Mentre l’Italia prende tempo, altri Paesi come Germania, Francia, Svezia, Paesi Bassi e Danimarca hanno sospeso le forniture alla Turchia

«È giusto coinvolgere gli alleati e l’Europa sulla vicenda dell’aggressione contro i curdi. Ma a nome del Pd chiedo al Governo e agli altri partiti della maggioranza, oltre alle decisioni prese, di dare segnali ancora più netti a cominciare dallo stop immediato all’export di armi alla Turchia. Occorrono fatti e segnali. Subito». Lo scrive in un post su Facebook il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che torna a esortare l’esecutivo sull’embargo alla Turchia in virtù dell’offensiva sanguinosa di Erdogan contro i curdi, iniziata l’8 ottobre.


L’obiettivo a sfondo polemico sono le dichiarazioni di ieri 12 ottobre del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che sullo stop alla vendita di armi italiane ad Ankara aveva detto: «Chiederò che nessun Paese venda armi alla Turchia». Lo stesso messaggio era arrivato anche dal premier Giuseppe Conte, che durante la festa del Movimento 5 Stelle a Napoli aveva detto «basta armi».


Il governo italiano, però, che è a capo di un Paese sovrano, non ha bisogno di coinvolgere altri Paesi per prendere una decisione sullo stop delle forniture militari a uno Stato estero. Stando alla legge 185 del 1990, anzi, l’Italia è chiamata a sospendere le esportazioni nei Paesi in stato di conflitto armato.

Nel frattempo, comunque, altri Paesi come Germania, Francia, Svezia, Paesi Bassi e Danimarca, hanno già sospeso le forniture nei giorni passati. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha anche chiamato il presidente turco per chiedergli «un’immediata fine dell’operazione militare». Erdogan si è esposto nelle scorse ore, affermando che le minacce sull’embargo non faranno tornare la Turchia sui propri passi.

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