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Londra: la polizia vieta le manifestazioni di Extinction Rebellion in tutta la città

15 Ottobre 2019 - 06:45 OPEN
Le proteste avrebbero dovuto durare quindici giorni ma le forze dell'ordine hanno ricevuto l'ordine di evacuare tutti i manifestanti

L’ordine della polizia metropolitana parlava chiaro: «qualsiasi assemblea legata a Extinction Rebellion deve mettere fine alle sue proteste in tutta la città di Londra». Gli agenti hanno iniziato a rimuovere le tende da Trafalgar square e a evacuare i manifestanti ambientalisti, di cui già 1.400 erano stati arrestati per aver disobbedito agli ordini della polizia nei giorni scorsi.

A Londra infatti gli attivisti di Extinction Rebellion – il movimento nato nell’aprile del 2018 – bloccavano da giorni uno dei principali incroci nel cuore finanziario della città, davanti all’ingresso della Banca d’Inghilterra, paralizzando il traffico. Tutto questo avveniva in nome dell’ambiente: l’accusa rivolta alla banca centrale infatti è di finanziare compagnie che danneggiano il nostro ecosistema.

La polizia ha deciso di mettere fine bruscamente agli atti di disobbedienza civile che, nella prima settimana (le proteste avrebbero dovuto durare quindici giorni) di «ribellione internazionale» nel Regno Unito hanno portato all’arresto di uomini, donne, giovani e anziani. Durante le manifestazioni di aprile nella capitale britannica furono fermate quasi mille persone e 40 manifestanti furono incriminati, fra cui tre promotori della rivolta, Cathy Eastburn, Mark Ovland e Luke Watson.

Ma l’ultima ondata di proteste è stata comunque un successo visto che, anche sulla spinta degli attivisti, il parlamento britannico ha dichiarato lo stato di emergenza climatica (come hanno anche fatto successivamente decine di comuni in Italia seguito all’azione di Fridays for Future). Inoltre, il movimento gode di una serie di sostenitori di alto profilo, come la giornalista Naomi Klein e la scrittrice britannica Margaret Atwood.

Il punto dopo una settimana di proteste

Le proteste ci sono state in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Nuova Zelanda e l’Australia, come anche nel Cile e in Messico, anche se Londra – luogo di nascita del movimento – continua ad essere l’epicentro del mondo di Extinction Rebellion. Diverse le capitali europee coinvolte, tra cui Bruxelles, Berlino, Praga e anche Roma.

ANSA / Gli attivisti di Extinction Rebellion inscenano una manifestazione davanti al museo nazionale a Praga, nella Repubblica Ceca

In Italia gli attivisti locali hanno portato avanti una loro protesta, con tanto di finto spargimento di sangue davanti a Montecitorio. Hanno chiesto al Governo di dichiarare l’emergenza climatica e ecologica e di farsi guidare da «un’assemblea di cittadine/i sulle misura da attuare e sulla giustizia climatica ed ecologica».

Una decina di attivisti hanno fatto uno sciopero della fame per sollecitare le istituzioni, le quali non sono rimaste totalmente indifferenti: sia il premier Giuseppe Conte, sia il ministro per l’ambiente Sergio Costa hanno scelto di incontrare gli attivisti, offrendo rassicurazioni sulla nuova proposta di legge per fronteggiare il cambiamento climatico. Rassicurazioni ricevute però con scetticismo dagli attivisti, che continueranno a manifestare.

A cosa puntano i “ribelli”?

Secondo un’attivista romana, sono circa 150 le persone che hanno preso parte alle manifestazioni in Italia, molti di meno rispetto al Regno Unito, ma anche molti di meno rispetto alle manifestazioni di Fridays for Future in Italia (a settembre più di un milione di persone sono scese in piazza per lo Sciopero Globale per il clima).

I due movimenti hanno alcune cose in comune: entrambi sono apartitici, entrambi lottano per fermare il cambiamento climatico e limitare le emissioni di gas serra, entrambi lo fanno adottando metodi di protesta non violenta. Ma le differenze sono parecchie, a partire dai metodi. Il movimento ispirato a Greta Thunberg infatti ha sempre puntato sulle manifestazioni di massa (e sugli “scioperi del venerdì” degli studenti), mentre Extinction Rebellion ha privilegiato la strada della disobbedienza civile, come nel caso dall’azione davanti alla Banca d’Inghilterra.

Per quanto riguarda i contenuti invece, i “ribelli” non soltanto mettono maggiore enfasi sulla necessità di proteggere la biodiversità e prevenire, o meglio “ribellarsi” alla sesta estinzione di massa ma, in linea con la loro filosofia nettamente anti-capitalista, propongono una soluzione più radicale al problema del cambiamento climatico, come del resto si evince anche dalla richiesta degli attivisti italiani per un’assemblea cittadina: rivedere – anche se temporaneamente – la struttura del potere, sia economico che più propriamente politico.

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