Fabio Manduca, l’ultrà che su Facebook pubblicava foto del boss Raffaele Cutolo

39 anni, è sospettato di aver ucciso Belardinelli. Avrebbe legami con clan camorristici

Fabio Manduca, ultrà napoletano di 39 anni, è stato arrestato stamattina, 18 ottobre, con l’accusa aver travolto e ucciso di proposito Daniele Belardinelli nel corso degli scontri dello scorso dicembre avvenuti prima di InterNapoli in via Novara, a meno di due chilometri dallo stadio di San Siro a Milano.


Menduca avrebbe legami con clan camorristici e con il gruppo ultrà partenopeo dei “Mastiffs”. Titolare col fratello di un’impresa di pompe funebri, ha precedenti per furto, ricettazione, commercio di prodotti falsi e truffa.


Il suo profilo Facebook non ha aggiornamenti nel periodo tra il 25 dicembre e il 2 gennaio (Belardinelli fu travolto il 26 dicembre): in quel periodo Menduca non pubblica nulla.

Sul suo profilo si trova un post intitolato «O’ sistema» con una foto di Raffaele Cutolo, il capo della Nuova camorra organizzata completato dalla didascalia «Mi sono pentito davanti a Dio, ma non davanti agli uomini». Un’altra immagine del film «Il padrino» recita invece «chi ha tradito … tradisce e tradirà … perché infami non si diventa … si nasce».

Altri post riportano invece frasi del tipo: «Anche l’uomo più forte al mondo ha bisogno di avere una donna al suo fianco, perché quando la sua vita è un casino, proprio come in una partita a scacchi, la regina protegge sempre il suo re».

Alcuni contenuti postati dal presunto assassino contengono poi riferimenti alla reclusione. «Un detenuto non va mai abbandonato, va sempre cercato….una lettera, un telegramma riemp(i)e la sua giornata come un raggio di sole».

Il 14 gennaio condivide poi un post con in cui tale M.S. parla della sua vita da carcerato e conclude: «Attendi di uscire per vendicarti di chi (h)a fatto del male mentre non c’eri che poi una volta fuori capisci che non ne vale la pena perché sarà la vita stessa a ripagargli per il mal fatto».

I legami di Manduca con i clan della camorra sono emersi dalle indagini degli investigatori napoletani sul suo passato coinvolgimento nell’impresa di pompe funebri di suo fratello. Indagini che avevano portato al sequestro di alcune società di servizi funebri legate alla famiglia dei Cesarano, a sua volta legata ai clan della camorra dei Nuvoletta e dei Polverino di Marano.

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