Siria, parte il ritiro dei combattenti curdi e civili dal confine con la Turchia

In base agli accordi sul cessate il fuoco, il ritiro dovrà terminare entro il prossimo martedì sera

È partito il ritiro dei combattenti curdi e dei civili dall’area del confine turco della Siria. I primi convogli hanno lasciato la città siriana di Ras al-Ayn, oggi 20 ottobre, come riferisce l’Ansa citando un funzionario locale. È il primo passo previsto dall’accordo per il cessate il fuoco accettato da Ankara dopo la mediazione del vicepresidente Usa Mike Pence, che stabilisce come scadenza per il ritiro definitivo la sera di martedì 22 ottobre.


In assenza di protezione militare, anche i civili stanno abbandonando la città a bordo di decine di veicoli. Un alto funzionario delle forze democratiche siriane a guida curda, Redur Khalil, ha reso noto che dopo l’evacuazione di Ras al-Ayn, gli altri combattenti arretreranno di circa 30 km, verso la città di Tel Abyad, abbandonando un’area lunga circa 120 km sul confine turco.


La Turchia ha confermato le operazioni di ritiro al confine: «Un convoglio di circa 55 veicoli è entrato a Ras al-Ain, un convoglio di 86 mezzi è partito in direzione di Tal Tamr – ha affermato il ministero della Difesa, diffondendo fotografie dell’evacuazione in veicoli civili – Non ci sono assolutamente impedimenti al ritiro» delle forze curde e «le attività di uscita ed evacuazione dalla regione sono fermamente coordinate con le controparti statunitensi».

La tregua regge

La tregua negoziata da Washington nel nord-est della Siria sta «reggendo», ha detto Donald Trump in un tweet citando il suo ministro della difesa Mark Esper. «Il cessate il fuoco resiste molto bene. Ci sono stati alcuni scontri minori che si sono conclusi rapidamente.

I curdi si stanno reinsediando in nuove aree», ha detto Esper, citato dal presidente degli Stati Uniti. Annunciata giovedì, la tregua negoziata da Washington prevede il ritiro delle forze curde da una regione confinante con la Turchia in cambio della cessazione dell’offensiva turca lanciata contro di loro il 9 ottobre.

Da parte sua, intervistato dalla tv Abc, il capo della diplomazia americana Mike Pompeo ha detto di essere «ottimista» sulla situazione in Siria. «C’è relativamente poco combattimento, qualche sporadico fuoco di armi leggere, uno o due colpi di mortaio», ha detto.

Pompeo ha respinto le accuse secondo cui l’accordo che lui e il vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence hanno negoziato con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan fosse ampiamente redditizio ad Ankara. «È stata una negoziazione difficile – ha detto Pompeo – Siamo riusciti a raggiungere il risultato che ci ha chiesto il presidente Trump».

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