Il governo traballa? Franceschini: «Non si può stare insieme solo per la paura di Salvini»

Il ministro per i beni e le attività culturali lancia «un nuovo patto con Renzi e M5S». Anche sul territorio

Le parole di Nicola Zingaretti pronunciate il 5 novembre a Di Martedì cominciano a far sentire il loro peso sull’alleanza giallorossa. «O si governa per cambiare le cose e non solo per occupare le poltrone, o il Pd non ci sta ad andare avanti così», aveva dichiarato il segretario del Pd.


Un ultimatum che piomba sull’esecutivo a pochi giorni dal voto sulla finanziaria, appuntamento fondamentale per testare non solo la solidità dell’alleanza ma anche per assicurare la stabilità economica del Paese. E a mettere in guardia sia Italia Viva che M5S su uno strappo troppo pericoloso per la maggioranza è arrivato il ministro per i beni e le attività culturali Dario Franceschini.


Se la maggioranza passa dall’antisalvinismo

«I partiti di governo devono difendere compattamente la Finanziaria e nel contempo devono cercare le condizioni per costruire una maggioranza politica». Una maggioranza che, ricorda Franceschini, è iniziata «per evitare che Salvini assumesse i “pieni poteri”». Ora però, dice il ministro, quella missione non basta più.

Si avvicina il voto sulla Manovra e Dario Franceschini, capo delegazione del Pd, mette in guardia sulla tenuta di un governo che non può reggersi solo sull’antisalvinismo.

«Serve altro», dichiara il ministro in un’intervista al Corriere della Sera. «I governi vanno tenuti insieme da una serie di motivazioni e noi ci dobbiamo preparare ad affrontare due snodi fondamentali». Franceschini, che nella costruzione dell’alleanza di governo è stato certamente uno degli agenti più rilevanti, lancia così l’idea di «un nuovo patto con Renzi e M5S» perché «bisogna decidere insieme. Basta furbizie». Ma rimane comunque fiducioso sul futuro del governo: «Ci sono ancora le condizioni per andare avanti».

I prossimi test per il governo

Dalla Finanziaria alle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, le scadenze all’orizzonte sono tutte complicate. La tenuta dell’esecutivo sembra essere appesa a un filo, un filo che Franceschini vuole rafforzare invitando i suoi compagni di partito e alleati del Movimento a trovare delle soluzioni: «Sulla Manovra è emerso un senso di precarietà, è prevalsa la logica delle bandierine».

«Per questo motivo serve un patto di metodo: le eventuali modifiche alla legge di Stabilità, così come ad altri provvedimenti futuri, andranno preventivamente concordate nella maggioranza», sottolinea il dem.

I patti territoriali

Il progetto di trasformare l’alleanza di governo in alleanza politica resta, dice, contrapponendosi al no alle alleanze territoriali arrivato da Luigi Di Maio dopo il pessimo risultato in Umbria: «Negare la prospettiva di trasformare questa esperienza in una maggioranza politica, toglie un’altra parte del collante al governo».

«Si può stare insieme solo per la paura di Salvini?», si chiede Franceschini riaprendo all’ipotesi degli accordi sul territorio: «Penso sia necessario un secondo patto: lasciare ai territori la possibilità di valutare se ci sono le condizioni per evitare di essere gli uni contro gli altri. Gli elettori non capirebbero il motivo per cui a Roma siamo alleati e in periferia siamo contrapposti».

Accettati sul territorio, i patti potrebbero diventare anche nazionali dice il ministro dei Beni Culturali: «Io vorrei arrivare con questa maggioranza fino al 2028, vincendo le elezioni nel 2023».

Ma in ogni caso, se il governo attuale dovesse franare, l’unica strada sarà quella del ritorno al voto: «Ipotizzare un altro governo dopo questo, per noi è tempo perso».

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