Di Maio: «ArcelorMittal? Lo scudo penale è distrattore di masse». E sul caso Predappio: «Una follia»

Il leader del Movimento non risparmia neanche una frecciatina a Matteo Salvini: «La Lega difende le multinazionali»

Mentre nel Pd sempre più esponenti sono pronti a reintrodurre lo scudo penale per ArcelorMittal, nel M5s il no rimane convinto.


L’ultimo a esporsi in casa dem è stato Graziano Delrio che sulle pagine del Corriere della Sera ha detto che «lo scudo va approvato», ricalcando l’idea lanciata dal ministro del Sud Peppe Provenzano (Pd): una norma che possa valere anche per altre aziende e non solo per il caso ex-Ilva. Un’apertura in questo senso era arrivata anche da Giuseppe Conte.


Luigi Di Maio però rimane fermo. Ieri, 8 novembre, ha fatto intendere che su questo punto il M5s non arretra a costo di far cadere il governo. Oggi torna sul tema, definendo lo scudo penale «un distrattore di masse».

«ArcelorMittal ci ha detto che licenzia 5000 dipendenti anche con lo scudo penale. Quindi questo tema è un distrattore di masse. Ora non esiste che un’impresa che sbaglia i conti fa pagare le cambiali, che ha firmato, allo Stato. Se le paga lei e deve rispettare i patti», ha detto il ministro.

Di Maio è d’accordo con Giuseppe Conte che ha affermato che su questo tema serve unità. E non risparmia una frecciatina a Matteo Salvini: «Stiamo chiedendo anche all’opposizione di evitare di speculare, e invece ci ritroviamo la Lega che difende la multinazionale forse perché aveva le azioni di ArcelorMittal».

La visita ad Auschwitz

Il ministro degli Esteri ha parlato anche del caso Predappio e della scorta alla senatrice Liliana Segre che definisce: «Un segnale preoccupante» .

«Che la si metta sul politico anche per una visita ad Auschwitz dimostra che ormai ci sono persone che non hanno più argomentazioni politiche e che hanno bisogno di trovare una identità facendo follie del genere», ha detto il capo politico del M5S al Giornale Radio Rai, aggiungendo che la scorta a Segre è «una sconfitta per tutto lo Stato». L’unica soluzione, ha concluso il ministro, «è investire in istruzione».

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