Cosa fanno e quanti sono i soldati italiani in Iraq

La maggior parte dei militari del nostro Paese si occupa dell’addestramento delle truppe curde e irachene

I soldati italiani operativi in Iraq (tra cui i 5 feriti oggi nell’attentato di Kirkuk) sono circa 860, a cui si aggiungono 250 con mansioni logistico-amministrative. Un contingente per la maggior parte dislocato a protezione della diga di Mosul sul fiume Tigri. L’attività principale dei soldati italiani sul suolo iracheno è però quella di addestrare delle forze di sicurezza curde ed irachene nell’ambito della missione internazionale “Prima Parthica’ / Inherent Resolve” contro lo Stato Islamico in Siria e in Iraq a cui partecipano 79 Paesi e 5 Organizzazioni internazionali.


Nell’operazione che ha preso il via il 14 ottobre 2014, l’Italia fornisce personale ai Comandi internazionali posti in Kuwait e Iraq (Baghdad ed Erbil) nonché «assetti e capacità di Training ed Assisting» (secondo quanto riporta il sito dell’Esercito).


I soldati italiani in Iraq sono presenti anche a Erbil, nel Kurdistan iracheno (dove sono attivi cicli di training a favore dei Peshmerga, come nel caso dell’attentato subito oggi), e a Baghdad presso cui sono in corso attività di Advising per le unità delle Forze S​​peciali. Così come a Baghdad, a Kirkuk sono in servizio i militari delle forze speciali di tutte le forze armate italiane: il loro compito, anche in quelle zone, è di addestrate i militari iracheni e le forze speciali e di sicurezza curde.

La missione italiana in Iraq è la maggiore per numero di effettivi dopo quella in Libano; ad oggi i soldati italiani sono sono impegnati in 20 Paesi per un totale di 5.700 uomini. Dopo Libano e Iraq, i contingenti più numerosi sono quelli in Afghanistan, Kosovo, Libia e Somalia. Nel 2019 il costo di queste missioni per lo Stato è stato di un miliardo e quattrocentomila euro.

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