Chi è Roula Khalaf, la nuova direttrice del Financial Times

«L’insolente reporter del Forbes» è ora la prima donna a dirigere il Financial Times

«Sono entusiasta di essere stata nominata come nuova direttrice editoriale del Financial Times. Che privilegio succedere al grande Lionel Barber». Con queste parole, Roula Khalaf ha annunciato pubblicamente la sua nomina a direttrice del grande quotidiano londinese, punto di riferimento mondiale della politica e dell’economia. Khalaf è la prima direttrice donna nella storia del giornale. Non certo una buona media per il Financial Times, che in 131 anni ha visto succedersi solo direttori di sesso maschile. L’ultimo, Lionel Barber, è rimasto in carica per 14 anni. Nata a Beirut e cresciuta in Libano negli anni della guerra civile, Khalaf ha studiato all’università di Syracuse, nello Stato di New York. Prima di approdare al Financial Times, ha lavorato per Forbes. Un suo articolo scritto per quella testata è stato citato nel film di Martin Scorsese The Wolf of Wall Street. Nel film, viene chiamata «l’insolente reporter del Forbes» dal protagonista Jordan Belfort, interpretato da Leonardo DiCaprio. «Mi è piaciuto», aveva commentato Khalaf in un’intervista. «La citazione mi ha fatto riflettere su un periodo in cui lavoravo senza rendermi conto di quale grande storia stavo parlando».


Il suo passato al FT

Khalaf non è un nome nuovo nei vertici del Financial Times. Prima di diventare la numero uno della testata, la giornalista libanese ne era la vicedirettrice. Ha iniziato a collaborare con il FT nel 1995 come corrispondente per il Nord Africa. Nel giro di qualche anno è diventata corrispondente per il Medio Oriente, della quale è diventata coordinatrice responsabile. Ha seguito e coperto la guerra in Iraq e le Primavere Arabe, diventando poi coordinatrice della sezione Esteri a capo di 100 giornalisti. Sotto la sua guida, la testata politico-finanziaria ha lanciato Trade Secrets, un canale verticale d’inchieste sul commercio globale.


Riconoscimenti

Nel 2009, Khalaf ha vinto il premio “The Peace Through Media Award” degli International Media Awards «in riconoscimento dei suoi elevati standard nel giornalismo e della qualità delle sue analisi». Nel 2011 era nella lista dei “Reporter per l’Estero dell’Anno”, una delle categorie dei Press Awards. Nel 2012, era in lizza anche per gli “One World Media Awards“, per il suo articolo “La sorellanza musulmana“. Nel 2013 ha vinto con i suoi colleghi del Financial Times Abigail Fielding-Smith, Camilla Hall e Simeon Kerr, i premi “Foreign Press Association media award Print” e “Web Feature Story of the Year“, per l’inchiesta “Qatar: dagli Emirati all’impero”.

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