Il Black Friday e gli scioperi dei lavoratori Amazon in Piemonte. Cosa c’è dietro la consegna di un pacco

In Italia l’unico sciopero che è stato annunciato relativo al Black Friday è quello degli addetti alla distribuzione merci che lavorano per Amazon nelle sedi di Brandizzo e Marene, vicino a Torino e Cuneo

«Amo Milano perchè ti consegna tutto a domicilio, il cibo, le donne, un figlio». Nel 2014 Dargen D’Amico cantava Amo Milano, la canzone della città in cui è nato e in cui ha iniziato a mettere insieme le prime rime. Cinque anni dopo quel concetto del “tutto a portata di click” è ben conosciuto in tutta d’Italia, soprattutto nelle grandi città.


Meno di un’ora per un pasto caldo, e meno di un giorno per un pacco. Insieme alla velocità degli ordini, abbiamo imparato a conoscere anche le condizioni difficili di chi lavora nel settore del delivery. Le vite dei rider, quelle dei magazzinieri e quelle dei corrieri sono diventate materiale per battaglie politiche, inchieste giornalistiche e blog di denuncia.


Il Black Friday, o meglio la Black Week, vista l’estensione degli sconti a tutta la settimana, interessa soprattutto gli store online, e di conseguenza il settore della logistica. Tanto che in questi giorni le grandi aziende specializzate in consegne aumentano i loro dipendenti con contratti a tempo determinato, per assorbire meglio il carico di lavoro.

Un carico notevole visto che, secondo l’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico, nei giorni del Black Friday si spenderanno in tutto il mondo 3 miliardi di euro, il 20% in più rispetto al 2018.

Lo sciopero degli addetti alle consegne in Piemonte

In Italia l’unico sciopero che è stato annunciato relativo al Black Friday è quello degli addetti alla distribuzione merci che lavorano per Amazon nelle sedi di Brandizzo e Marene, rispettivamente vicino a Torino e Cuneo. Per la sede di Brandizzo lavorano 300 persone, in quella di Marene 90, tutti a tempo indeterminato.

Un pacchetto di 16 ore, annunciato dal 27 novembre e motivato dalle condizioni di lavoro denunciate da chi porta i pacchi venduti sulla piattaforma di Jeff Bezos. Secondo Uil Trasporti, a motivare lo sciopero sono le condizioni di lavoro che portano i dipendenti a turni frenetici scanditi da decine di consegne.

Geraldo Migliaccio, di Uil Trasporti, spiega che le tabelle di marcia stringenti possono trasformarsi in un rischio per la sicurezza dei dipendenti: «I corrieri fanno 120 fermate in un turno di nove ore. È una media, a volte arrivano a 80, altre anche a 140. I pacchi consegnati invece possono essere anche 200, molte volte con una fermata si consegna più di un pacco».

I conti, stando ai dati forniti dal sindacato, sono semplici da fare. 120 fermate in un turno di circa 9 ore sono 13 fermate all’ora, arrotondando per difetto. 13 fermate all’ora corrisponde a una media di circa una fermata ogni 4 minuti, contando il tempo necessario a cercare la persona a cui consegnare il pacco, la portineria o semplicemente l’interno giusto in un palazzo.

«Quello che chiediamo – spiega Migliaccio – è un sistema migliore per la distribuzione, che tenga conto delle pause per i dipendenti, a volte non riescono nemmeno a fermarsi per mangiare un panino in pausa pranzo. Il rischio vero è che gli autisti per rispettare la tabella di marcia non rispettino il codice della strada e poi debbano pagare multe o danni ai mezzi di trasporto, sempre a loro carico. Senza contare la possibilità di fare incidenti».

Amazon e l’organizzazione della logistica per i corrieri

Al momento Amazon conta 6500 dipendenti a tempo indeterminato. Si tratta di persone che lavorano nelle sedi della logistica, non di corrieri. Per le consegne infatti l’azienda si affida a terzi, anche se lo schema seguito da chi porta fisicamente i pacchi nelle case dei clienti è sempre lo stesso.

Elena Cottini, responsabile logistica Amazon, ha spiegato a Open come viene tracciato il percorso che ogni corriere deve fare durante il suo turno: «Noi usiamo una tecnologia che ci permette di mettere insieme tre elementi: il tempo di percorrenza che tiene conto del contratto nazionale logistica, il numero di pacchi da consegnare e il percorso. Tutto viene riportato su un’app che permette agli autisti di consegnare i pacchi in modo adeguato rispetto al contratto nazionale della logistica».

Il Black Friday, per assurdo, pesa meno su queste dinamiche rispetto a altri periodi dell’anno: «Nel periodo che va da fine agosto a fine dicembre il numero dei nostri dipendenti aumenta fino al 40%. Assumiamo più persone per tenere testa al numero maggiore di ordini».

Un dato confermato anche dal sindacato che ha organizzato lo sciopero in Piemonte: «Abbiamo scelto i giorni del Black Friday per la mobilitazione perché sono quelli che offrono una vetrina maggiore. Ma questi sono i periodi in cui il lavoro è più distribuito perché c’è più personale».

Amazon Locker, meno chilometri per i corrieri, meno inquinamento per l’ambiente

Sempre più pacchi, consegnati sempre più in fretta. È difficile vedere, realmente, un’inversione di tendenza nel mondo del delivery. Una soluzione per tamponare il numero di fermate dei corrieri e le emissioni disperse nell’area, è quella di utilizzare i Locker, gli armadietti di Amazon già presenti in diverse città dove i pacchi vengono depositati. I clienti che scelgono questo servizio possono poi sbloccare la casella con un codice fornito via mail.

«È vero che gli Amazon Locker possono essere utili – spiega Elena Cottini – ma è anche vero che tutto il settore dell’e-commerce ha riportato in auge alcuni lavori che stavano sparendo, come quello dei portieri. Scegliere dei punti di ritiro strategici, che possono essere anche dei bar, non solo permette di far fare ai corrieri meno tappe o inquinare di meno ma per il cliente garantisce anche la certezza della consegna».

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