Rugby, insulti razzisti contro il giocatore della Nazionale italiana: «Sono fiero di quello che sono»

«Sarò sempre quel n**ro che alcune persone ignoranti usano con quel tono dispregiativo e sarò sempre italiano, che la gente lo voglia o no»

«Ieri sera, dopo anni che non mi succedeva, ho subito un atto di razzismo». Inizia così la lettera che Maxime Mbandà, giocatore delle Zebre e della Nazionale italiana di rugby, scrive su Facebook. «Sentirsi dire, da cittadino italiano e mulatto quale sono, “vattene n**ro di m**da, tornatene nel tuo Paese”, mi ha letteralmente ferito, deluso, danneggiato moralmente e mi ha fatto riflettere tutta la notte».


Lo scorso 28 novembre, il 26enne, che ha già giocato 20 volte con la maglia della Nazionale, compreso il Mondiale di Rugby che si è svolto pochi mesi fa in Giappone, è stato bersagliato da insulti razzisti. «Solitamente cerco di farmi scivolare addosso tutte quelle frasi stupide che vengono passate come barzellette o frasi scherzose riguardante i n**ri o comunque gli immigrati in generale, ma questa volta no».


Poi Mbandà parla della sua famiglia: «Sono nato in Italia da una donna sannita di Pannarano, un paesino in provincia di Benevento, e da un uomo congolese, venuto in questo Paese con una borsa di studio a 19 anni e diventato un Medico Chirurgo sapendo solo lui le difficoltà a cui sia andato in contro».

«Sarò sempre quel n**ro che alcune persone ignoranti usano con quel tono dispregiativo e sarò sempre italiano, che la gente lo voglia o no – scrive Mbandà, da sempre impegnato contro il razzismo -. Sono fiero di essere il risultato dell’unione di due culture diverse e mi batterò sempre affinché vengano rispettati i diritti di cittadino italiano e del mondo miei e di qualsiasi altra persona che abbia una storia analoga alla mia e che si possa chiamare Mario, Giulia, Juan, Xiang, Mohamed».

«Spero tanto che alla persona in questione arrivi, anche solo per sbaglio, questo messaggio e che si faccia un esame di coscienza oltre che ritagliarsi qualche momento delle sue giornate per leggere ed acculturarsi per evitare di rimanere nella deficienza, intesa come difetto di preparazione scolastica». Conclude lanciando un hashtag: #noalrazzismo.

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