Omicidio Cerciello, tre carabinieri rischiano il processo: tra loro anche il comandante

Ai militari viene contestato il reato di abuso d’ufficio e pubblicazione di immagine di persona privata della libertà per avere scattato la celebre foto . Il superiore per falso

Tre carabinieri rischiano il processo, tra loro anche il comandante Sandro Ottaviani per falso. Gli altri due per aver scattato e diffuso la foto di Natale Hjorth, uno dei due giovani americani accusati dell’omicidio del carabiniere Cerciello Rega. I pm della Capitale hanno chiuso infatti l’inchiesta relativa al bendaggio e alla foto di Chistian Gabriel Natale Hjorth, l’americano accusato di concorso nell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega, bendato nella caserma dei carabinieri di via in Selci poco dopo il fermo. A rischiare il processo due carabinieri che hanno avuto nella vicenda ruoli diversi.


Il primo ad essere stato individuato era stato Fabio Manganaro, il carabiniere che aveva bendato l’americano e che è accusato di abuso di autorità contro arrestati o detenuti. Successivamente l’altro militare, Silvio Pellegrini, era stato iscritto nel registro degli indagati per divieto di pubblicazione di immagini di persona privata della libertà per aver scattato la foto del giovane californiano e averla poi diffusa. L’immagine di Gabriel Christian Hjort, bendato e con il capo chino in una stanza della caserma di via in Selci, venne diffusa «su almeno due chat Whatsapp, delle quali una dal titolo “Reduci ex Secondigliano” con 18 partecipanti, dalla quale veniva poi ulteriormente diffusa da terzi ad altri soggetti e chat, arrecando al giovane statunitense “un danno ingiusto”».


È quanto scrivono i pm di Roma nell’atto di chiusura delle indagini nei confronti del carabiniere Silvio Pellegrini. L’indagato avrebbe anche fornito «specifiche indicazioni sui primi risultati investigativi ottenuti (circa ad esempio il fatto che i ragazzi erano in cerca di cocaina) violando quindi i doveri inerenti alle funzioni o al servizio o comunque abusando delle sua qualità, rivelava a terzi notizie che dovevano rimanere segrete (tale essendo quella relativa alla individuazione di sospettati nel corso delle indagini di polizia giudiziaria) e comunque agevolava la conoscenza».

Rischia di finire sotto processo anche l’ex comandante dei carabinieri della stazione di Roma-piazza Farnese, Sandro Ottaviani, perché attestò falsamente che la notte dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, avvenuta il 27 luglio scorso, il collega di pattuglia Andrea Varriale gli aveva consegnato la pistola di ordinanza al pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito. La Procura di Roma ha chiuso questo filone di indagine, atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio, contestando al luogotenente il reato di falso.

Ottavini, testualmente, risulta indagato «perché, quale pubblico ufficiale formava l’annotazione di servizio in data 29 luglio 2019 sottoscrivendola nella qualità di Luogotenente C.S. Comandante della Stazione di Roma – Piazza Farnese, nella quale attestava falsamente che il Carabiniere Andrea VARRJALE alle ore 04:20 del 26.07.2019, gli aveva consegnato, presso il Pronto soccorso dell’Ospedale Santo Spirito, la propria pistola d’ordinanza, fatto non corrispondente al vero».

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