Luigi Di Maio: «La violenza in Libia e in Iran ci espone a ritorsioni»

«In tanti conflitti, in tante scelte sbagliate, a partire dalla guerra in Libia nel 2011 e dagli errori già compiuti in Iraq, c’è scritto ciò che non dobbiamo ripetere»

La missione in Libia non ci sarà – anzi, il portavoce dell’alto rappresentante della politica estera europea Borrell ne ha smentito l’esistenza. Ma l’8 gennaio il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sarà al Cairo, poi in Algeria e in Tunisia. Ad annunciarlo è lui stesso con un post su Facebook.


«Negli ultimi giorni le vicende che riguardano l’Iran e la Libia ci riportano a ricordi di un passato di guerra, un passato non lontano, che ci parla di distruzione, di morti, di paura. E che rinnova una paura che nessuno di noi vorrebbe vivere», scrive Di Maio.


Per il leader dei 5 Stelle «il faro che ci guida è sempre e solo un’unica, semplice verità: la guerra genera altra guerra, la violenza chiama altra violenza, la morte altra morte». Come Movimento 5 Stelle, «questa verità ce l’abbiamo ben chiara: in tanti conflitti, in tante scelte sbagliate, a partire dalla guerra in Libia nel 2011 e dagli errori già compiuti in Iraq, c’è scritto ciò che non dobbiamo ripetere».

Negli ultimi giorni le vicende che riguardano l'Iran e la Libia ci riportano a ricordi di un passato di guerra, un…

Gepostet von Luigi Di Maio am Montag, 6. Januar 2020

Di Maio ricorda l’articolo 11 della Costituzione – «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».

«La guerra e la violenza, appunto, non sono soluzioni, e non possono essere mai considerate tali. Sono l’unica risposta che è stata trovata in passato, una risposta vecchia, e su cui abbiamo già ricevuto fin troppe lezioni. Chi ancora crede che la strada sia la violenza, è fermo al passato o non ha ancora compreso le lezioni dalla storia. E, quel che è peggio, sta esponendo tutti gli italiani a un pericolo di ritorsioni», dice il capo politico dei 5 Stelle.

Ora invece «è il momento di scommettere sul dialogo, sulla diplomazia e sulle soluzioni politiche. Il dialogo crea, il dialogo è per chi sa costruire e, come forza di governo, questa è la risposta che scegliamo per l’Italia».

Tra le priorità, conferma il capo della Farnesina, la Libia, «che dista a poche centinaia di chilometri dalle nostre coste. Sono in continuo contatto con i miei omologhi europei e non solo».

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