La conta del danno – 3°episodio

Tra fobia per il coronavirus e la giornata della Memoria, gli episodi si sono moltiplicati. Sull’antisemitismo sappiamo anche qualcosa in più

Per la terza puntata del nostro esperimento in cui raccogliamo tutti gli episodi di intolleranza, razzismo, omofobia, discriminazione di genere, revanscismo fascista o nazista, antisemitismo che siano almeno stati registrati da testate nazionali o dalle principali agenzie di stampa (qui abbiamo spiegato cosa significa) abbiamo preferito aspettare undici giorni e non dieci.


Una conta, al momento senza giudizi sul fenomeno.


💥 Non è certo per questo, evidentemente, che i numeri sono esplosi, passando da 5 a 17.

Altri undici giorni: 17 episodi

In questi ultimi undici giorni, dal 21 al 31 abbiamo contato ben 17 episodi soprattutto nelle categorie di razzismo, intolleranza, antisemitismo, rievocazione del Nazi/fascismo. La celebrazione della giornata della memoria ha agitato gli animi e a questa si è sommata la psicosi per i Coronavirus, con episodi che ben poco hanno a che fare alla comprensibile preoccupazione per una pericolosa influenza polmonare.

Ecco il risultato complessivo:

Per i numerosi episodi a sfondo nostalgico, una curosità va notata: i vandali o aggressori, che se la sono presa solo con persone appartenenti a categorie deboli per età o censo, hanno sempre sbagliato a disegnare la svastica nazista che pure evidentemente viene invocata 🤦‍♀️ (è successo qui e qui e qui).

Rivediamo questi undici giorni:

  • Il 21 gennaio, nel pomeriggio, l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini citofona a casa di un ragazzo di origini tunisine che risiede a Bologna nel quartiere Pilastro, accusandolo di spacciare. Non ha prove, anzi, il ragazzo risulta incensurato. L’ex ministro si basa esclusivamente sulla segnalazione di una signora che lo ha contattato durante un comizio. La scena viene ripresa da tutti i giornalisti presenti, senza commento. Solo il 27 gennaio, peraltro dopo la fine della campagna elettorale, Facebook ha deciso di rimuovere il video, perché «incita all’odio».
  • Il 24 gennaio a Mondovì qualcuno ha scritto “Juden Hier” sulla porta di casa di Aldo Rolfi, figlio di una deportata politica, Lidia Beccaria Rolfi, prigioniera a Ravensbruck e morta nel 1996. Rolfi aveva ricordato la madre su un giornale locale il giorno prima, in vista delle celebrazioni per la giornata della Memoria. Tre giorni dopo a Mondovì c’è stata una grande fiaccolata in solidarietà con la famiglia Rolfi.
  • Il 25 gennaio nel corso di una partita di calcio “giovanissimi 2006” un giocatore dell’Ausonia ha insultato un coetaneo della Idrostar-Cesano Boscone di origini cinesi urlandogli «spero che ti venga il coronavirus come nei mercati cinesi». Il ragazzino è uscito dal campo in lacrime. Il giocatore dell’Ausonia si è poi scusato personalmente.
  • Il 25 gennaio, appunto, più o meno in contemporanea il consigliere di Fratelli d’Italia di Casier, in provincia di Treviso, ha scritto su Facebook “mancavano gli onti cinesi per impestarci”. Niclo Scomparin ha poi cancellato il post, ma è scoppiata la polemica, anche perché secondo la lista civica Per Casier, la frase si inserisce in un grave contesto di xenofobia.
  • Il 26 gennaio a Venezia una coppia di turisti è stata insultata e presa a sputi da una babygang che ha aggredito i due sul canale della Giudecca e inseguiti fin dentro a un supermercato, dove una ragazzina riprendeva la coppia mentre il resto del gruppo proseguiva con insulti e sputi.
ANSA | Venezia durante l’ultima acqua alta record
  • All’alba del 27 gennaio a Rezzato, il bar di Madiha Khtibari, italiana nata qui con genitori del Marocco (lei stessa ha voluto specificarlo dopo l’accaduto) è stato vandalizzato: distrutte le vetrate, devastati i frigoriferi, una svastica a terra e appellativi ingiuriosi nei suoi confronti.
ANSA | La svastica nel bar di Rezzato
  • Sempre in occasione della Giornata della Memoria, un account twitter fittizio, ispirato al medico nazista Clauberg ha postato insulti diretti a Liliana Segre, il direttore di Repubblica Carlo Verdelli e il giornalista Paolo Berizzi.
  • Ancora il 27 gennaio, a Torino, sul muro di casa di una signora di origini ebraiche, figlia di una staffetta partigiana, è apparsa la scritta «crepa sporca ebrea». Lei ha scelto di non farla rimuovere, perché sia da monito per il futuro.
  • Il 29 gennaio, un’organizzazione neonazista che ha sede sia a Milano sia in Germania ha diffuso a Milano dei volantini che invitano a boicottare i prodotti cinesi.
  • Sempre il 30 gennaio, l’ex parlamentare leghista Sergio Divina, oggi presidente di un istituto culturale a Trento, ha ribadito un concetto espresso in passato alla trasmissione La Zanzara. Nel corso di un’audizione al comune di Trento ha spiegato: «Lo amerei lo stesso. Così come non sarei felice di avere un figlio con handicap ma lo amerei. Che c’è di male o di strano a dire che preferirei avere un figlio normale?».
  • Lo stesso giorno a Roma, in pieno centro storico, all’ingresso di un bar è apparso un cartello che vietava l’ingresso a persone di nazionalità cinese.
OPEN | Il cartello nel bar di Roma
  • A Perugia due ragazzi cinesi non sono fatti salire a bordo del taxi perché arrivavano dalla Cina. Nel corso del viaggio in autobus una passeggera aveva chiamato il ministero della salute per avvertire della loro presenza.
  • A Bologna, il 31 gennaio, un uomo di origine ebraica, ma non credente ha trovato, accanto al campanello di casa, una stella di David e la freccia che indicava il suo nome. Durante la guerra l’intera famiglia, tranne il padre, fu sterminata in un campo di concentramento.
stella di david

L’antisemitismo, cosa dicono i dati?

Giovedì scorso sono stati presentati i dati del Rapporto Italia elaborato da Eurispes. La società una volta all’anno intervista un campione di circa 1000 italiani su diversi temi. Come è ormai noto, dalla ricerca di quest’anno viene fuori che il 15,6% del campione crede che l’Olocausto non sia mai accaduto, con un 4,5% addirittura “molto d’accordo” con questa affermazione.

Alla domanda, posta in parallelo, se l’Olocausto abbia prodotto il numero di vittime che la storia considera accertato, il 16,1% è d’accordo con l’affermazione e colpisce che ci sia comunque un 18,9% «poco d’accordo» (ma un po’ sì).

Cos’altro dice il rapporto Eurispes a proposito dell’antisemitismo?

Alcune cose interessanti sul livello culturale di chi fa affermazioni negazioniste o revisioniste:

La convinzione che l’Olocausto non sia mai avvenuto è diffusa tra chi ha un livello basso di istruzione (26,2%), ma ne sono convinti il 16,8% dei diplomati e c’è anche un solido 14% nel campione di laureati.

Coloro che credono che sia avvenuto sono solidi tra chi non ha titoli o solo la licenza elementare (23,8%), 16,8% tra chi ha la licenza media, 15% tra i diplomati, ma ancora 16,8% tra i laureati.

La situazione è molto cambiata rispetto a 15 anni fa: nel 2004 a credere che l’Olocausto non fosse avvenuto era solo il 2,7% degli intervistati. Ma allora, il 34,1% dei lettori pensava che gli appartenenti alla comunità ebraica controllassero il potere economico e finanziario, oggi sono il 23,9%.

Cosa ne pensa la generazione Z?

Altro elemento interessante è quello legato alla preoccupazione per il fenomeno. I ragazzi tra i 18 e il 24 anni sono i più convinti che i recenti episodi di antisemitismo nel paese siano la «conseguenza di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo», con una percentuale del 67,6% (a crederlo meno è il campione tra i 45 e i 64 anni).

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