Cina, il coronavirus colpisce le Borse: in fumo 420 miliardi di dollari

Nel primo giorno di scambi dopo la lunga pausa del Capodanno cinese, Shanghai ha perso il 7,72%, Shenzhen l’8,41%.

Le Borse cinesi, tra Shanghai e Shenzhen, hanno mandato in fumo 420 miliardi di dollari in termini di capitalizzazione a causa delle perdite innescate dal timore del Coronavirus: nel primo giorno di scambi dopo la lunga pausa del Capodanno cinese, Shanghai ha perso il 7,72%, Shenzhen il’8,41%.


La Borsa di Tokyo ha terminato la prima seduta della settimana ai minimi in tre mesi. Il Nikkei cede l’1,01% a quota 22.971,94, e una perdita di 233 punti. L’incertezza circa le conseguenze sull’economia globale si riflette sui cambi, con lo yen che va rafforzandosi sul dollaro a 108,40, e a 120,20 sull’euro.


Maxi-iniezione di liquidità

La Banca centrale cinese (Pboc) ha iniziato a dispiegare le misure a sostegno della liquidità dei mercati e di supporto all’economia annunciate nel fine settimana per fronteggiare le ricadute dell’epidemia di coronavirus. Nel sistema sono stati immessi 150 miliardi di yuan, pari a 19,3 miliardi di euro, attraverso ‘repo’ (pronti contro termine) a 7 e 14 giorni. Il tasso per entrambi i repo, forme di sostegno della liquidità a breve attraverso scambio tra cash e asset, è stato tagliato di 10 punti base per entrambi.

Crolla la domanda del petrolio

Inoltre la domanda di petrolio da parte della Cina è crollata di circa 3 milioni di barili al giorno, pari al 20% del fabbisogno totale. Lo riporta Bloomberg che cita top manager di gruppi petroliferi cinesi e occidentali. Si tratta probabilmente del più severo shock subito dalla domanda di petrolio dalla crisi finanziaria, nel 2008-2009, e del più repentino dall’attacco alle Torri Gemelle.

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