Cos’è il “Lodo Conte bis”: l’accordo sulla prescrizione che ha diviso la maggioranza di governo

La riforma prevede una netta distinzione tra condannati e assolti con lo stop del decorrere della prescrizione solo per i primi e una sospensione breve per i secondi

Alla fine l’accordo sulla prescrizione è stato raggiunto, ma ha avuto come effetto quello di spaccare la maggioranza. A dire sì al cosiddetto “Lodo Conte bis” sono stati Pd, M5s e LeU. È mancato, invece, l’appoggio di Italia Viva.


Cosa prevede il “Lodo Conte bis”

L’accordo – che è stato chiamato “Conte bis” non in riferimento al presidente del Consiglio, ma all’avvocato Federico Conte, deputato di LeU – stabilisce una distinzione tra condannati e assolti con lo stop del decorrere della prescrizione solo per i primi.


Nel dettaglio, per gli assolti in primo grado, la prescrizione continua a correre; per i condannati si ferma dopo il primo grado di giudizio mentre il processo va avanti. Se il condannato subisce una nuova condanna, la prescrizione si blocca in maniera definitiva. Se viene assolto (ed è questa la grande novità), può recuperare i termini di prescrizione rimasti nel frattempo bloccati. In altre parole, il blocco scatterebbe, in via definitiva, solo per la doppia condanna, in primo e in secondo grado di giudizio.

Cosa succederà lunedì

Intanto lunedì 10 febbraio dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri la riforma del processo penale. L’ipotesi più accreditata è che la riforma sulla prescrizione, già in vigore, venga modificata subito con un decreto legge (che contenga il nuovo accordo PdM5s-LeU) o al massimo venga introdotta con il decreto Milleproroghe, soluzione che però sembra essere più difficile.

Il no dei renziani

Ma i renziani non ci stanno e chiedono il rinvio di un anno, a gennaio 2021 della riforma sulla prescrizione. Dunque, il lodo Annibali da votare alla Camera, nel decreto Milleproroghe, oppure il ritorno della legge del forzista Enrico Costa, che cancellerebbe del tutto la riforma di Bonafede.

La battaglia si giocherà soprattutto in Senato dove l’esecutivo giallorosso rischia di non avere la maggioranza senza i voti di Italia Viva. «Il Pd ha mollato Orlando e il riformismo (una sospensione della prescrizione di 36 mesi, ndr) per difendere Bonafede e il giustizialismo, ma noi votiamo contro i giustizialisti per ripristinare la nostra legge», hanno concluso i renziani.

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