Usa 2020, il rapporto dell’intelligence che ha irritato Trump: «La Russia sostiene la sua rielezione»

Il presidente Usa non ha gradito che le conclusioni dell’ultimo report dei servizi fosse illustrato davanti a rappresentanti dem. E ieri, mercoledì 19 febbraio, è scattato il cambio ai vertici. Casuale secondo due funzionari della Casa Bianca

L’ombra della Russia torna ad allungarsi sulle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Il New York Times ha rivelato che la scorsa settimana, il 13 febbraio, i funzionari dei servizi Usa hanno avvertito i membri del Comitato del Congresso sull’intelligence che il Cremlino stesse interferendo nella campagna elettorale del 2020 nel tentativo di far rieleggere Donald Trump.


Un’indiscrezione confermata da cinque fonti qualificate e che avrebbe irritato il presidente americano, certo che l’informazione sarebbe stata usata dai Democratici contro di lui. Trump il giorno dopo ha rimproverato per la fuga di notizie il direttore uscente dell’intelligence, Joseph Maguire, considerando che al briefing era presente anche il dem Adam B. Schiff, che ha guidato la procedura di impeachment.


Le conclusioni così drastiche del rapporto di intelligence sono state contestate dai membri del Comitato più vicini a Trump, rivendicando le politiche dure portate avanti dalla Casa Bianca nei confronti di Mosca e l’impegno per rafforzare la sicurezza europea. Anche alcuni funzionari dell’intelligence, prosegue il Nyt, hanno considerato un errore tattico quel briefing, criticando il funzionario che ha illustrato quelle conclusioni che hanno fatto irritare i repubblicani.

Il funzionario in questione è un aiutante di Maguire, Shelby Pierson, già noto nell’ambiente dell’intelligence per i suoi modi diretti nel fornire informazioni. Solo lo scorso mercoledì, Trump ha annunciato il cambio al vertice dei servizi, con la sostituzione di Maguire a favore di Richard Grenell, già ambasciatore in Germania e grande sostenitore del presidente americano. Una tempistica sospetta, ma che secondo due funzionari dell’amministrazione Trump sarebbe del tutto casuale, visto che per Grennell erano previsti da tempo nuovi ruoli.

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