Coronavirus, perché è incauto paragonare questa malattia all’influenza

Per Massimo Galli, primario di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, «chi ha cercato di infondere tranquillità non ha considerato le potenzialità di questo virus»

Per Medical Facts, il sito del virologo Roberto Burioni, quella appena terminata è «probabilmente la settimana più dura della storia del nostro Servizio sanitario nazionale». Adesso bisognerà lavorare per permettere alle strutture ospedaliere di reggere l’afflusso di pazienti che necessitano il ricovero e, soprattutto, di coloro che devono essere sistemati in terapia intensiva. Proprio per il rischio che la sottovalutazione dell’epidemia da Coronavirus possa portare i contagi ad aumentare, su Medical Facts ci si interroga se paragonare il Covid-19 a una normale influenza non sia un accostamento incauto. La risposta arriva dal professor Massimo Galli, primario di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano. In un’intervista Galli al Corriere spiega: «Chi ha cercato di infondere tranquillità, e li capisco, non ha considerato le potenzialità di questo virus. In quarantadue anni di professione non ho mai visto un’influenza capace di stravolgere l’attività dei reparti di malattie infettive. La situazione è francamente emergenziale dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria». Per Galli bisogna preoccuparsi dello «tsunami di pazienti con patologie importanti ricoverati tutti insieme – dice, e racconta la situazione di venerdì 28 febbraio -, prima che arrivasse la nuova ondata di casi. In Lombardia erano 85 i posti letto occupati da malati intubati con diagnosi di Covid-19, una fetta molto importante di quelli disponibili. Per non contare il rischio di contagio al quale sono esposti gli operatori. Un carico di lavoro abnorme».


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