Napoli, 15enne ucciso durante una rapina. Il papà: «Niente fiori ma donazioni all’ospedale Pellegrini». Il complice: «Soldi rapina per andare in discoteca»

Il suo complice, un ragazzo di 17 anni, verrà trasferito in una comunità per «un percorso di recupero e riflessione»

«Non è una vittoria per noi, non è una vittoria per nessuno. La vittoria per me sarebbe stata riavere mio figlio a casa», queste le parole di Vincenzo Russo, padre di Ugo, il 15enne rimasto ucciso dai colpi d’arma da fuoco esplosi da un carabiniere di 23 anni, alla notizia dell’accusa, formulata dalla Procura, di omicidio volontario nei confronti del militare.


«Siete tutti dispensati dai fiori – ha fatto sapere il papà di Ugo, tramite l’avvocato Antonio Mormile – vi chiedo di donare 1 euro al “Pellegrini” per ogni fiore che avreste portato a mio figlio». Quanto ai danni provocati al nosocomio, a seguito della reazione violenta di amici e conoscenti, il padre di Ugo ha detto: «Io e i miei familiari pensavamo a Ugo, non a danneggiare l’ospedale».


Convalidato il fermo per il 17enne

Intanto stamattina, al Tribunale dei minorenni di Napoli, il gip Draetta, al termine dell’interrogatorio di garanzia, ha convalidato il provvedimento di fermo emesso nei confronti del 17enne, che si trovava a Napoli insieme a Ugo durante la rapina, al quale il pm aveva contestato il reato di concorso in tentativo di rapina aggravata.

Il giudice ha disposto il collocamento del giovane in una comunità di recupero dove sarà trasferito già nel pomeriggio per essere «avviato a un percorso di recupero e riflessione» su quanto accaduto. «Il ragazzo ha confermato che era la prima volta che commetteva un’azione di questo genere e che, quella sera non aveva compiuto altre rapine prima di quella sfociata in tragedia» ha spiegato l’avvocato Mario Bruno.

«Addolorato per la morte di Ugo»

Il 17enne, che aveva abbandonato gli studi e che non aveva ancora trovato un’occupazione, si è detto «addolorato per l’accaduto e per la morte del suo amico». Il movente della rapina sarebbe da ricercare nella necessità dei due minori di «racimolare soldi da usare per andare in discoteca».

«Le indagini – ha aggiunto l’avvocato del 17enne, rispondendo alle domande dei giornalisti – sono finalizzate a capire in quale maniera siano stati esplosi i colpi d’arma da fuoco da parte del carabiniere e stabilire se i colpi sono stati esplosi in una condizione di legittima difesa per se stesso e la ragazza che stava con lui, se per cercare di evitare che gli venisse sottratto l’orologio, o se la sua reazione sia stata eccessiva. Mi auguro che la ricostruzione dei fatti sia particolarmente attenta».

La data dei funerali del ragazzo non è stata ancora fissata, in attesa dell’autopsia.

La versione del carabiniere

Il carabiniere, invece, sostiene di aver sparato solo per difendere se stesso e la fidanzata che era in macchina con lui, di essersi qualificato come carabiniere e di aver premuto il grilletto solo perché convinto di essere in pericolo e che quella pistola fosse vera.

Foto in copertina di Cesare Abbate per Ansa

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