In Evidenza ENISiriaUSA
ATTUALITÀCoronavirusLombardiaSanitàTerapie Intensive

Il peso del Coronavirus sulla sanità Lombarda: il rebus dei posti di terapia intensiva

04 Marzo 2020 - 06:18 Valerio Berra
L'assessore al Welfare della Regione, Giulio Gallera, ha spiegato che i privati collaboreranno con il pubblico per garantire altri posti ai pazienti contagiati dal coronavirus

Ricominciare, ma a un metro di distanza. Dal 2 marzo il Duomo di Milano ha riaperto le sue porte bronzee per l’ingresso quotidiano di fedeli e turisti. E come il Duomo anche i musei e i locali pubblici hanno riaperto ma con la regola del droplet, della gocciolina: bisogna stare a un metro di distanza per evitare contagi da Coronavirus. Strano pensare di stare a un metro di distanza mentre si prende una birra al pub con gli amici o con il proprio partner mentre si passa una serata guardando una mostra di fotografia. E sembra che manchi ancora tempo per il ritorno alla normalità totale, visto che i contagi in Lombardia continuano a salire. Nell’ultimo bollettino regionale è stato comunicato che il numero dei contagiati ha superato i 1520 casi, con 55 pazienti deceduti. Per adesso il sistema sanitario lombardo sta reggendo. Nonostante gli ospedali vicini alle zona rossa siano messi a dura prova. Su Open abbiamo raccontato il caso di Cremona. Il problema vero però è all’orizzonte, se ne sta parlando da giorni e lo ha citato anche l’assessore al Welfare della regione Giulio Gallera: «Una delle caratteristiche di questa epidemia di coronavirus è che potremmo non essere in grado di curare con la terapia intensiva tutti i pazienti che hanno bisogno».

I dati della terapia intensiva in Lombardia

Foto: Ansa, Matteo Bazzi | A Milano anche l’ospedale militare del quartiere di Baggio viene usato per i casi di coronavirus

Negli ospedali i reparti di terapia intensiva sono quelli più delicati. Qui si trovano i pazienti che hanno bisogno di un monitoraggio costante e soprattutto quelli che hanno potrebbero avere bisogno in ogni momento di un intervento immediato. I letti sono provvisti di respiratori automatici e defibrillatori. E soprattutto, per ogni due letti è necessario che ci sia almeno un infermiere in turno. Il rischio per un paziente infettato dal coronavirus di aver bisogno di uno di questi reparti è alto. Secondo gli ultimi dati rilasciati dalla Regione Lombardia, su 1520 casi di contagio, 167 pazienti sono in terapia intensiva. Il numero di posti a disposizione in tutta la Regione è di circa 900 posti, dentro cui però sono contati anche quelli delle strutture specializzate in aree mediche precise, come l’istituto ortopedico Galeazzi, l’istituto europeo di oncologia (Ieo) o l’istituto neurologico Carlo Besta. Posti che al momento non sono stati riassegnati per l’emergenza coronavirus. I numeri dei letti di terapia intensiva degli ospedali lombardi arrivano a 724. O almeno, arrivavano a 724 fino al 19 febbraio. Negli giorni scorsi sono stati predisposti altri 103 posti, ricavati da altri reparti fra cui quelli di chirurgia, visto che gli interventi non urgenti sono stati rallentati per permettere di gestire meglio questa epidemia. Il totale quindi è di 827 posti letto. Sembra superfluo, ma è meglio ricordare che questi posti non servono tutti per il coronavirus ma ospitano anche pazienti con altre patologie o che hanno appena affrontato un intervento chirurgico.

Il ruolo della sanità privata nell’emergenza coronavirus

Gli ospedali privati hanno a disposizione 232 posti per la terapia intensiva. Il presidente della sezione lombarda di Aiop (Associazione italiana ospedalità privata), ha spiegato che quasi tutti sono già a disposizione per il coronavirus: «Al momento 220 posti sono destinati ai malati di coronavirus, ne abbiamo occupati 167». Oltre ai posti di terapia intensiva, e quelli per i pazienti che hanno bisogno di essere ospedalizzati, Beretta ha dichiarato che la sanità privata ha messo a disposizione anche medici infermieri: «Il gruppo San Donato ha messo in campo una task force di specialisti anestesisti e intensivisti già operativa per supportare i colleghi al lavoro negli ospedali della zona rossa e negli ospedali pubblici lombardi sotto pressione, come quello di Lodi, Cremona, Crema». Stando alle dichiarazioni di Aiop, tutte queste operazioni non gravano sul budget pubblico della regione Lombardia: «Non esiste un accordo economico, né è previsto alcun finanziamento aggiuntivo dalla regione. È un’attività di carattere straordinario che svolgiamo all’interno del budget già stabilito per l’anno 2020».

Foto di copertina: Ansa, Mourad Balti Touati | Milano, Galleria Vittorio Emanuele II

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti