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Migranti, Erdogan a Bruxelles per “regolare” i conti con l’Ue

La crisi dei rifugiati in Grecia. Ma non solo: sono tanti i conti aperti tra il presidente turco e l'Europa, dopo che Bruxelles è rimasta cieca per anni davanti alla crisi umanitaria siriana e alla situazione dei profughi in Turchia

Dopo il cessate il fuoco raggiunto con Mosca ora il presidente turco guarda a ovest. Recep Tayyip Erdogan incontrerà oggi a Bruxelles i vertici Ue per discutere della crisi dei migranti al confine con la Grecia. Una crisi innescata dallo stesso leader dell’Akp dopo che a fine febbraio ha deciso di aprire la frontiera greco turca per permettere il passaggio di migliaia di migranti provenienti dall’Asia e bloccati in Turchia.

Erdogan torna a bussare alle porte di Bruxelles

Presenti a Bruxelles il presidente del Consiglio e della Commissione europea, Charles Michel, e Ursula von der Leyen. In un discorso trasmesso in televisione Erdogan ha annunciato che «incontrerà i vertici europei in Belgio» per parlare della questione migranti. «Spero di tornare con risultati diversi», ha aggiunto. Già, diversi da quelli che nel 2016 videro l’Ue appaltare alla Turchia la gestione dei flussi migratori in cambio di 6 miliardi di euro. Ora Erdogan torna a bussare alle porte dell’Europa dopo che Bruxelles è rimasta sorda e cieca per anni alle sofferenze del popolo siriano e all’intensificarsi della crisi nel nordovest del Paese, a Idlib.

La situazione in Siria

Il presidente turco teme una nuova ondata di profughi dalla Siria, in un’area che conta già 3 milioni di sfollati. Ankara ne ospita già più di 4 milioni e il rais è deciso a non lasciare che le mosse di Assad e di Putin al confine turco possano innescare una nuova crisi umanitaria dannosa per la Turchia. Per questo dall’incontro di oggi il presidente turco, lungi dall’aspettarsi un nuova iniezione o un nuovo accordo sui migranti, proverà quantomeno a ricucire lo strappo con Bruxelles.

L’accordo sui migranti e gli altri dossier di Erdogan

Ankara vuole mettere sul tavolo una serie di dossier lasciati per troppo tempo ai margini delle trattative. Primo tra tutti un chiarimento su un accordo che negli ultimi giorni ha visto scambi di accuse reciproche di mancato rispetto dei termini. Una tranche dei soldi promessi a Erdogan sono ancora bloccati a Bruxelles, mentre è stata completamente rigettata l’ipotesi di aggiungere altri 500 milioni all’accordo.

Erdogan spingerà su quanto promesso nel 2016 da Bruxelles, ovvero la liberalizzazione dei visti e di unione doganale. Ma per l’Europa il tema cruciale per poter soddisfare le richieste del presidente turco rimane il suo rapporto con la questione del rispetto dei diritti umani e degli standard europei.

Ma non solo. Le recenti avventure di Erdogan nel Mediterraneo, prima in Libia e poi con le trivellazioni al largo di Cipro, saranno punti fermi su cui si giocherà la partita tra la Turchia, che potrà continuare a far leva sulla paura dell’Europa di una nuova ondata di rifugiati. Bruxelles continua a essere troppo debole per mettere in campo un’azione umanitaria efficace sia per la Siria che per i migliaia di disperati bloccati al confine con la Grecia.

Foto copertina: ANSA/EPA/il presidente turco davanti ai membri del suo partito. 19 febbraio 2020

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