Coronavirus, scontro tra i Ferragnez e il Codacons sulle raccolte fondi

Dura la stoccata dell’associazione consumatori: «Stiamo parlando di gente che passa la vita dentro un armadio o in alberghi di lusso e vende l’immagine di un bambino»

È guerra tra Fedez e il Codacons, associazione nata nel 1986 in difesa dei consumatori e dell’ambiente. La scorsa settimana, l’associazione presieduta da Carlo Rienzi aveva chiesto di sospendere le raccolte fondi sul portale di crowdfunding GoFundMe, utilizzato anche dalla coppia Fedez-Ferragni. L’accusa al sito è quella di “gonfiare” gli importi – tramite varie commissioni – al momento della donazione. La denuncia arrivava, di fatto, all’indomani della campagna, milionaria, organizzata dalla coppia per raccogliere donazioni per l’ospedale San Raffaele di Milano per far fronte all’emergenza Coronavirus.


Oggi, 27 marzo, il rapper si scaglia contro l’associazione, che sulla sua home page sta pubblicizzando, a caratteri cubitali, una raccolta fondi a titolo personale sul tema Coronavirus. Smartphone alla mano, con una serie di storie su Instagram, il cantante comincia a raccontare: «Un bravo giornalista ha fatto notare questa cosa e io la riprendo perché penso sia doveroso diffonderla e divulgarla perché è veramente scandaloso. Sul loro sito ufficiale avviano una campagna, per supportare il Codacons contro il Coronavirus. Quindi io immagino che se vado a donare qui sto aiutando qualcosa che riguardi il Coronavirus», dice Fedez.


«Ospedali, ricerca, qualcosa comunque di pragmatico sul Coronavirus. Invece ci clicco sopra e scopro che mi hanno fatto un banner clickbait sul Coronavirus dove in realtà io vado a donare i soldi direttamente al Codacons, che non si occupa di Coronavirus! E in più lo slogan è: “Ma fateci la donazione, così risparmiate sulle tasse!”. Cioè: donate per non pagare le tasse. E questa è un’associazione parastatale che dovrebbe tutelare i consumatori?», affonda il rapper.

Poi Fedez arriva alla raccolta organizzata da lui e da sua moglie Chiara Ferragni: quattro milioni in totale (con una donazione iniziale della coppia pari a 100mila euro) – e che è servita a mettere in piedi, in una settimana, un nuovo reparto di terapia intensiva, con letti, macchinari, e respiratori, al San Raffaele di Milano. E dice: «Non si fanno mancare nulla e scrivono: “Sulla raccolta fondi di Fedez e Chiara Ferragni vogliamo vederci chiaro. L’antitrust è intervenuta pochi giorni fa nei confronti del sito usato per la campagna”. Cioè quindi loro parlano di noi quando, in realtà, l’antitrust sta parlando con il sito», dice Fedez.

Ancora: «Come se noi fossimo gli unici a utilizzare GoFundMe, quando questo è utilizzato da decine di anni per chiunque voglia donare. E utilizzano sempre il nostro nome dicendo: “Il sito GoFundMe utilizzato da Fedez e Chiara Ferragni”. Come se l’avessimo utilizzato solo noi! Ma qual è la loro proposta? È di bloccare tutti le raccolte fondi private. Cioè tutti i milioni di euro che sono stati raccolti per gli ospedali pubblici, cancellarli e stopparli. Io sono allibito! Ma qualcuno li fermi!».

La risposta del Codacons

Secca arriva la risposta del Codacons che, contattato dall’Adnkronos, smentisce categoricamente le accuse del rapper. «Intanto dobbiamo ringraziare questo signore, che credo sia un cantante, ma non ne sono certo, perché stiamo ricevendo moltissime donazioni da tanti che non sapevano si potesse fare ed ora grazie a lui lo sanno», dice il presidente del Codacons Carlo Rienzi. Il sito del Condacons, in queste ore, è difficilmente raggiungibile causa l’altissimo traffico portato dai canali social del rapper. «Fedez non ha capito niente, noi raccogliamo fondi per le denunce, diffide, ricorsi in questo momento di emergenza. Sono già 42 le cose fatte e sì, sono fondi a sostegno del Codacons, ma per l’emergenza Coronavirus».

Sull’accusa di voler “bloccare le raccolte fondi private”, Rienzi ribatte: «Ma quando mai. Noi abbiamo chiesto con un atto formale al governo che i soldi siano versati direttamente sul conto della Protezione Civile, perché almeno è un ente pubblico, e non si rischia che i privati non le destinino a chi devono», spiega. «Le percentuali che rimangono al privato tra l’altro sono elevatissime: oltre ad un 2,9% di costi di incasso, c’è anche un sistema che individua una percentuale, indicata in una piccolissima postilla che può essere modificata, ma quasi nessuno legge, che regala il 10% al privato», spiega il presidente del Codacons.

Infine, una stoccata ai Ferragnez: «Del resto stiamo parlando di gente che passa la vita dentro un armadio o in alberghi di lusso, vendono l’immagine di un bambino di due anni contro tutte le norme internazionali a tutela del fanciullo e che si vende l’acqua della fontana a 9 euro al litro: non mi sembra ci sia altro da aggiungere».

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