Coronavirus, allarme dalle Rsa in Puglia: «Aiuto, riportate a casa i vostri cari. Non abbiamo armi per difenderli»

La lettera durissima del presidente dell’associazione delle case di riposo pugliesi in vista della Fase 2, per la quale teme una pericolosa impennata dei rischi di contagio

È una resa a tutti gli effetti quella delle case di riposo in Puglia, con la lettera del presidente dell’associazione che raccoglie le Rsa pugliesi (Assoap), Fabio Margiglio, che chiede ai parenti di farsi carico degli ospiti delle strutture perché le imminenti riaperture previste per la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus rischiano di travolgere le case di riposo. «Non possiamo resistere così a lungo – scrive – venite a riprendervi i vostri cari, se potete, riportateli nelle vostre case, abbiate cura personalmente di loro, oppure venite qui nelle residenze ad aiutarci, in barba ai divieti ma consapevoli che porterete il virus, fate la vostra scelta nel silenzio assoluto delle istituzioni che parlano con le loro circolari».


Secondo Margiglio i contagi rischiano di essere inevitabili, perché nonostante siano ormai vietate le visite ai parenti, resta il pericolo che le infezioni si possano trasmettere dagli operatori sanitari asintomatici. A questo si aggiunge la grave carenza di mascherine e ogni strumenti di protezione necessario: «Non abbiamo le armi per difenderci – continua Margiglio – non le ha nessuno e se qualcuno le ha a noi non le danno».


In Puglia la situazione più grave finora è stata registrata nella Rsa di Soleto, in provincia di Lecce, dove sono morti 14 anziani. «Per le strutture residenziali – continua il presidente di Assoap – potrebbe essere la fine: chi per sorte o perché ubicato in un paese risparmiato dalla diffusione del virus si è salvato, cadrà, anche se manterrà la struttura chiusa, anche se continuerà a negare le visite ai parenti, perché il virus entrerà attraverso il personale asintomatico, che man mano ricomincerà a vivere, ad uscire, a vedere altra gente».

Impensabile per Margiglio resistere così altri sei mesi: «privando i parenti dalla possibilità di poter vedere i propri cari o facendo sapere loro al telefono che sono deceduti senza poterli rivedere o abbracciare».

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