Coronavirus, una maratona online per salvare (e ripensare) il settore del turismo. In attesa della Fase 2

Si tratta di uno dei settori più importanti per la nostra economia e più colpiti dall’emergenza sanitaria. E per ripartire servono aiuti, ma anche una programmazione a lungo termine

Silvia Moggia gestisce un hotel a tre stelle a Levanto, sulla costiera ligure, e come molti operatori nel settore del turismo in Italia, si trova ora a navigare a vista in un mare di incertezze e difficoltà a causa dell’epidemia di Coronavirus. A marzo ha dovuto prendere una prima, difficilissima decisione: posticipare la riapertura del suo hotel. Adesso vorrebbe riaprire a inizio luglio, lockdown permettendo, nonostante la gran parte delle prenotazioni estive siano evaporate nel nulla.


Per trasformare il momento di crisi in un’opportunità, non solo per lei ma per tutto il settore, insieme a Massimiliano Ventimiglia (Onde Alte) e Mirko Lalli (Data Appeal), Moggia ha deciso di organizzare un “hackathon virtuale“, un brainstorming online di 48 ore, per ripensare il settore che ad oggi rappresenta circa il 13% del nostro Pil e che, secondo diversi studi di settore, rischia di non riprendersi per anni.


Il World Travel and Tourism Council, che rappresenta alcune tra le più grandi compagnie turistiche al mondo, stima che se la pandemia dovesse durare fino all’estate, potrebbero costare il lavoro a circa 75 milioni di persone. I dati Istat invece parlano di 45.724 imprese turistiche chiuse, di cui ben 24.541 (il 54%) operano nel segmento di affittacamere, case ed appartamenti per vacanze, bed&breakfast, residence e agriturismi.

«Gli aiuti non bastano, bisogna ripensare il settore»

«L’aiuto ad oggi è stato principalmente per i nostri dipendenti», racconta a Open Moggi. «Fino a prima dell’emergenza il turismo non aveva una cassa integrazione, anche se adesso le nove settimane stanno per finire e ad oggi i miei dipendenti non hanno ricevuto nulla. È l’unico aiuto, ed è importantissimo, ma non è un aiuto all’azienda. Il decreto Cura Italia in realtà aiuta soprattutto chi ha dei margini di spesa e chi non aveva mutui. Io ho già un mutuo grosso sulle spalle, il decreto liquidità prevede che mi indebiti ulteriormente e rimborsi tutto entro sei anni: un periodo molto breve se consideriamo che per i primi due anni e mezzo non avrò le entrate di prima».

Si tratta però di una misura di ultima istanza. «A meno che non arrivi con il cappio al collo non prenderò quei soldi, perché è davvero un ulteriore indebitamento che rischia di darmi il colpo di grazia», confessa Moggia. Lo stesso riguarda quanto fatto finora dalla Regione Liguria che, oltre ad aver creato un fondo per i lavoratori stagionali, ha emesso un bando per la digitalizzazione rivolto alle compagnie nel settore turistico-alberghiero, ma che richiede «un investimento mentre ho zero entrate» e rappresenta dunque un rischio eccessivo, dal suo punto di vista.

Insomma, per ripartire serve pensare in grande e darsi una mano. Da qui l’idea dell’hackathon, la prima gare di idee online in Italia che va ad aggiungersi agli appelli di aiuto rivolti al Governo dagli operatori del settore. Due giorni di maratona, dal 30 aprile al 1 maggio, alla fine dei quali chi avrà presentato l’idea migliore per far ripartire l’industria del turismo e il mondo della cultura riceverà un premio in denaro. Per il momento sono oltre mille gli iscritti.

Tra loro «ci sono dei creativi, degli architetti, dei web designer, dei giornalisti, chiunque si senta di avere un’idea o per la cultura o per il turismo. Perché non si possono separare le due cose», precisa Moggia, «Non sono solo due settori tra i più colpiti dalla crisi. Ma sono molto collegati. Se gestisco un hotel a Firenze come faccio a riaprire se non riaprono anche i musei?».

Il parere degli esperti:

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