Dai ragazzi di Greta alle piazze turche, da Tom Waits ai Modena City Ramblers: 100 modi di cantare Bella ciao

L’origine del canto partigiano non è chiara e sono tantissimi gli artisti che, in epoche diverse, si sono esaltati in una propria personale interpretazione. È il portato di valori universali a rendere questo pezzo declinabile in ogni contesto. Che piaccia o no, “Bella ciao” è patrimonio di tutti

«Una mattina». Bastano due parole, sulle note di una canzone la cui origine è avvolta nel mistero, a risvegliare un moto di ideali che non conoscono barriera linguistica. L’universalità di Bella ciao è data dai valori fondamentali che trasmette: libertà, pace, solidarietà. Non c’è partito politico, degno di essere definito tale, che li possa criticare. Non c’è persona che non riconosca la potenza simbolica di una sepoltura, in cima alle montagne, «sotto l’ombra di un bel fior». Una potenza che trova il suo compimento sulla melodia che si perpetua da 75 anni nelle rivoluzioni, nelle proteste in ogni angolo del mondo.


Così come la festa della Liberazione è la festa di tutti gli italiani repubblicani e democratici – è grazie alla cacciata del regime fascista che in Italia si è potuta instaurare una democrazia che si è espressa contro la monarchia -, Bella ciao è il canto di ogni essere umano che creda in questi due concetti. Fa sempre bene ripeterli: repubblica e democrazia. Ed è questo il motivo per cui gli spagnoli contro il regime franchista, i palestinesi rinchiusi a Gaza, gli studenti di Istanbul a Gezi park, i giovani durante le Primavere arabe fino agli attivisti di Fridays for Future hanno cantato Bella ciao nelle proprie manifestazioni. E nell’emergenza che stiamo vivendo, i vigili del fuoco inglesi hanno voluto mandare un messaggio di solidarietà all’Italia intonando il canto partigiano.


La casa de papel o di carta che dir si voglia, non c’entra niente con il successo universale del canto partigiano. Certo, la serie di Netflix ha erogato una nuova forma di popolarità a Bella ciao, popolarità che ha generato nuove versioni encomiabili, ma anche hit da discoteca e degenerazioni musicali. Prima di tutto questo, però, Bella ciao era già stata reinterpretata centinaia di volte. Abbiamo deciso di mettere insieme le versioni più commoventi cantate in tre quarti di secolo.

Yves Montand

Tra i primi a contribuire a una conoscenza europea di Bella ciao è stato Yves Montand, pseudonimo di Ivo Livi. Il cantante e attore italiano, naturalizzato francese, era un refugé italien d’Oltralpe: all’età di due anni, la sua famiglia fuggì a Marsiglia perché perseguitata dai fascisti del Pistoiese. La sua interpretazione del canto partigiano, del 6 giugno 1964, fu osannata dalla critica francese.

Milva

Nel 1965 la Pantera di Goro incise due versioni di Bella ciao: quella canonica e quella delle mondine, ispirata alle lavoratrici stagionali nelle risaie padane. Milva portò sui Rai 1, a Canzonissima, la versione che lei riteneva antecedente, erroneamente, al canto partigiano: «Alla mattina appena alzata / in risaia mi tocca andar».

Giorgio Gaber

È stato un artista totale e ha animato il secondo dopoguerra italiano: non avrebbe potuto non incidere, il Signor G, la sua Bella ciao. Da profondo antifascista qual era, Giorgio Gaber pubblicò nel 1967 una versione del canto partigiano che al folk univa tipiche sonorità rock.

Maria Farantouri

La Resistenza Maria Farantouri l’ha vissuta sulla propria pelle. La cantante e musicista greca, con l’avvento della dittatura dei Colonnelli nel suo Paese, fuggì dall’Attica nel 1967: furono molti gli artisti perseguitati dai militari. Per sette anni la cantante esule girò il mondo e, durante i concerti, portava avanti la sua lotta contro il regime, non risparmiando dure critiche ai militari. Rientrata in Grecia dopo la fine della dittatura, Farantouri incise, nel 1978, la sua versione di Bella ciao.

Mercedes Sosa

Come Farantouri, anche Mercedes Sosa pagò con il carcere e poi l’esilio l’opposizione alla dittatura militare in Argentina: non c’erano alternative, rischiava di diventare l’ennesima desaparecida su uno dei cosiddetti voli della morte organizzati dal regime. «Esistono artisti ed esistono pupazzi», diceva. Nel suo Concierto Italia ’83, La Negra – questo il suo soprannome – cantò una versione di Bella ciao dal vivo al Teatro Cristallo, nel Milanese.

Grup Yorum

Quattro ragazzi si conobbero nelle aule dell’Università di Marmara, in Turchia, e decisero di formare una band. I Grup Yorum, con una limpida influenza della band cilena degli Inti-Illimani, nacquero nel 1985. Nel loro secondo album, Haziranda Ölmek Zor / Berivan del 1988, compare un brano dal nome Çav bella: è la loro esegesi del canto partigiano. L’esecuzione del pezzo nel live di Istanbul del 2010, ha consegnato alla storia una delle più coinvolgenti interpretazioni di sempre di Bella ciao.

La loro storia merita un secondo paragrafo. L’ultima volta che i Grup Yorum hanno suonato dal vivo risale al 2015. Poi, a causa della loro manifesta fede politica socialista, il governo turco ha imposto la censura sulla band. I musicisti e i cantanti del gruppo sono stati incarcerati con l’accusa di terrorismo dopo il golpe del 2016, nonostante non fossero affiliati a nessuna organizzazione politica. I componenti dei Grup Yorum hanno iniziato uno sciopero della fame nel 2019 contro la detenzione, ritenuta illegittima. Il 3 aprile, 22 giorni fa, è morta la cantante e attivista Helin Bolek dopo 288 giorni di digiuno. Aveva solo 28 anni.

Il funerale di Helin Bolek

Modena City Ramblers

Sono partiti suonando nei locali dell’Emilia-Romagna nei primi anni ’90, giurando amore eterno al folk irlandese. Ed è prima di subire le contaminazioni dal mondo punk e rock che hanno registrato, nel 1994, la loro versione di Bella ciao. Il pezzo, pubblicato nell’album Riportando tutto a casa, è diventato l’inno della manifestazioni studentesche di tutta Italia restituendo alle nuove generazioni la passione per il canto partigiano. Ogni concerto del primo maggio che si rispetti, sul palco, vede l’esecuzione di Bella ciao da parte dei Modena City Ramblers.

Manu Chao

Un’interprete poliedrico, figlio di due immigrati spagnoli fuggiti a Parigi per sfuggire alla dittatura franchista. Dopo l’esordio con alcune band alternative parigine, Manu Chao si è dedicato alla musica folk, reggae e latinoamericana. La sua casa, poco lontana della capitale francese, era rifugio di molti artisti esuli che hanno contribuito alla formazione cosmopolita del cantante. Manu Chao ha interpretato più volte in live una versione dal sound latino di Bella ciao.

Goran Bregović

Non si possono contare tutte le interpretazioni che il canto partigiano ha avuto nella storia. Ma se c’è un artista che, regolarmente, intona la sua Bella ciao durante i concerti, è Goran Bregović. Le esecuzioni del bosniaco imprimono le tipiche tonalità della musica balcanica a Bella ciao.

Tom Waits & Marc Ribot

Nel 2018, Marc Ribot, musicista statunitense di origini ebraiche, ha pubblicato l’album Songs of Resistance 1942-2018: nel disco sono raccolte le 11 canzoni di protesta che hanno fatto la storia. Per l’interpretazione di Bella ciao, Ribot ha chiesto all’amico Tom Waits di prestare la sua voce: il risultato è molto fedele al canto partigiano originale. «Fare musica politica, oggi, è complicato – ha dichiarato Ribot -. Bisogna agire contro qualcosa senza trasformarsi, senza finire per assomigliare a ciò che detesti».

Dopo La casa de papel

Non si può negare che dopo l’uscita della serie tv di Netflix ci sia stato un exploit di versioni del canto partigiano e che il mercato abbia cercato proposte più commerciali di quelle precedentemente riportate. Il dj e producer di fama mondiale Steve Aoki, statunitense di origine giapponese, ha pubblicato una versione electro house del canto partigiano.

Il collega olandese e altrettanto celebre nel mondo dell’electronic dance music, Hardwell, ha pubblicato una versione ancora più spinta di Bella ciao, sempre nell’estate del 2018.

Le reinterpretazioni del canto partigiano, sulla scia del successo della serie tv spagnola, sono state molte e non riguardano soltanto la musica house. Decisamente più tranquilli sono i groove downtempo sui quali si avviluppa l’alternative rock della cantautrice spagnola Najwa Nimri.

La collaborazione tra la band italiana dei Marlene Kuntz e la solista britannica Skin, nel 2019, ha portato alla pubblicazione di una versione molto intensa di Bella Ciao, ascrivibile sempre al campo dell’alternative rock. Il video della traccia è stato girato interamente a Riace.

Infine, non si può prescindere dall’ultima wave del panorama musical: la trap. Master Sina è un artista emiliano, di origini tunisine, che trappa e ingarbuglia rime in tre lingue: italiano, arabo e francese. Anche la sua versione di Bella ciao è un esempio delle molteplici culture che concorrono al suo talento: Master Sina è stato capace di portare centinaia di migliaia di persone ai suoi live in Tunisia e realizzare, con la sola Clandestino, 80 milioni di views su YouTube.

Oggi, alle 15.00, l’Anpi ha proposto di cantare Bella ciao affacciati alle finestre dell’Italia intera. Se volete aderire all’iniziativa non sarà difficile scegliere la vostra versione. O inventarne una nuova, come ha fatto Costantino Carrara per Open. Una mattina…

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