Coronavirus, la rassicurazione dell’Europa sul Mes: «Nessun controllo supplementare per chi lo usa»

Nessuna troika: l’unico vincolo agli stati che scelgono di utilizzare il Mes per la crisi in corso «è che quei fondi siano utilizzati per l’emergenza sanitaria»

La lettera inviata dai commissari Paolo Gentiloni e Valdis Dombrovskis al presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno, alla vigilia dell’incontro tra i ministri delle Finanze dei 19 paesi che hanno adottato l’euro di venerdì 8 maggio, cancella ogni alibi per chi teme che l’utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) preannunci un’austerity alla greca.


I due ricordano che, già dall’eurogruppo del 9 aprile, è stato deciso che «l’unico requisito per accedere alla linea di credito sarà che gli Stati membri dell’area dell’euro che richiedono assistenza si impegnino a utilizzare questa linea di credito per sostenere il finanziamento interno dell’assistenza sanitaria diretta e indiretta, i costi relativi alla cura e alla prevenzione dovuti alla crisi Covid-19».


Nessuna troika, nessuna imposizione fiscale da Bruxelles: l’unico vincolo posto agli stati che scelgono di utilizzare il Mes per la crisi in corso è che quei fondi siano utilizzati per l’emergenza sanitaria. La Commissione europea limiterà il suo controllo «sull’uso effettivo dei fondi di sostegno alla crisi pandemica per coprire i costi sanitari diretti e indiretti, riflettendo l’unica condizione legata alla linea di credito».

Perché un Mes “speciale”

Gentiloni e Dombrovskis sottolineano nella lettera del 7 maggio che «la giustificazione per il sostegno alla crisi pandemica del Meccanismo europeo di stabilità risiede nelle difficoltà create dalla pandemia di Covid-19, uno shock esterno e simmetrico. Gli Stati membri non sperimentano, né sono minacciati, da gravi difficoltà di origine interna rispetto alla loro stabilità finanziaria».

La caduta degli alibi

Qualora gli Stati decidessero autonomamente di ricorre al Mes, i commissari ribadiscono che nessun organo delle istituzione europee farà i conti in tasca ai singoli Paesi: «Non vi è spazio per l’attivazione dell’articolo 3, paragrafo 3, e dell’articolo 3, paragrafo 4, del regolamento (Ue) n. 472/2013 relativo alle comunicazioni e alle informazioni supplementari sul sistema finanziario», spiega Bruxelles.

Per eccesso di chiarezza, i due commissari europei ribadiscono che «la Commissione non vede spazio per un’eventuale attivazione dell’articolo 14, paragrafi 2 e 4, del regolamento (UE) n. 472/2013 relativo alla comunicazione aggiuntiva sul sistema finanziario e alla necessità di adottare rispettivamente misure correttive». Tradotto? Nessuna richiesta di ristrutturazione del debito sarà fatta.

Verifiche ordinarie

Anzi, «la Commissione – aggiungono Gentiloni e Dombrovskis – non effettuerà missioni in loco ad hoc oltre a quelle standard che si svolgono regolarmente nell’ambito del semestre europeo». Insomma, assicurano, non ci sarà alcuna procedura atta a verificare le difficoltà strutturali interne agli Stati perché il fondo speciale è nato per rispondere a un’emergenza che non ha nulla a che vedere con le situazioni economiche pregresse.

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