Consiglio Ue, Salvini e Meloni in pressing: «L’Italia ha accettato il Mes e Conte non lo dice»

La leader di Fratelli d’Italia dà appuntamento domani alla Camera per un ordine del giorno contro il meccanismo Ue di stabilità. Quello della Lega parla di «ipoteca sul futuro dei nostri figli»

Non è ancora del tutto chiaro come sia finito il consiglio europeo dedicato agli strumenti economici per fronteggiare il Coronavirus, che già Matteo Salvini e Giorgia Meloni attaccano il premier Giuseppe Conte. Prima di tutto sull’uso del Mes, il fondo europeo di stabilità, che entrambi dicono sia di fatto già attivato (gli stati devono farne richiesta ma è anche possibile che Conte si sia già impegnato informalmente in questo senso). E poi su quanto sarebbe aleatorio l’accordo sul Recovery Fund europeo che il governo italiano vuole attivare prima possibile – e su questo punto avrebbe ottenuto il sì anche del consiglio europeo – ma del quale non si sa ancora consistenza economica e meccanismo di approvvigionamento.


«Conte ci aveva abituato a conferenze stampa fiume per decantare le lodi dei suoi provvedimenti, tutti peraltro di scarsissimo impatto. Il fatto che oggi abbia liquidato in pochi minuti gli esiti di un appuntamento fondamentale è una dimostrazione, temo, dell’ennesimo buco nell’acqua a livello europeo. Forse in fondo se ne vergogna anche lui». Attacca la leader di FdI, Giorgia Meloni: «Perché mentre il Fondo per la ripresa viene declinato al futuro, l’unica cosa certa è che tra pochi giorni sarà operativo il Mes con le sue condizionalità tutt’altro che light». E da un appuntamento a domani mattina, 24 aprile: «Aspettiamo i gruppi in aula domani mattina, dove abbiamo depositato un odg contro l’utilizzo del Mes che non lascia scampo a equivoci, sul quale tutti dovranno assumersi le loro responsabilità».


Molto duro anche il commento di Matteo Salvini che da già per scontato come il governo sia pronto ad accedere al Mes prima possibile: «Approvato il Mes, una drammatica ipoteca sul futuro dell’Italia e dei nostri figli. Di tutto il resto, come il Recovery Fund, si parlerà solo più avanti, ma già si delinea una dipendenza perenne da Berlino e Bruxelles. Sconfitta, fallimento, disfatta, oltretutto avendo impedito al Parlamento di votare, violando la legge».

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