Febbre alta nel M5s, Di Maio apre al Mes e i grillini si spaccano. Serve Grillo per frenare (per ora) Di Battista

Deve intervenire il fondatore del Movimento per riportare la calma dopo l’ennesimo cambio di linea che ha riacceso lo scontro interno

«Bisogna essere pragmatici» sul Mes per far fronte all’emergenza Coronavirus, dice l’ex capo politico del M5s Luigi Di Maio a La Stampa, con l’ultimo tabù grillino sostanzialmente caduto con non poche ripercussioni interne al Movimento. Nella riflessione del ministro degli Esteri, l’ambizione è che il M5s tenga una terza via sul fondo Salva-Stati: «Abbiamo da una parte chi tifa contro l’Italia, e io lo rovo sconcertante. Dall’altra abbiamo chi considera il Mes la salvezza nazionale. Non è vero neanche questo».


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Alla prima occasione però il M5s si è spaccato, con un manipolo sette deputati che ieri alla Camera ha votato con Fratelli d’Italia per la bocciatura del Mes. Una «messinscena», secondo Di Maio, non una contraddizione rispetto alla linea portata avanti finora da Cinque stelle.

Non la pensa così però Alessandro Di Battista, e con lui una porzione sempre meno silenziosa all’interno del Movimento, che già da marzo scriveva su Facebook il dovere dell’Italia di rigettare la riforma del Mes: «e tutto il Movimento è compatto su questo punto». E non ultimo lo storico esponente grillino Max Bugani, che ha bacchettato chi all’improvviso nel M5s sventola la bandiera Ue.

Con la fronda interna sempre più in tumulto, è dovuto tornare anche Beppe Grillo, che si è riattaccato al telefono prima per tranquillizzare il premier Giuseppe Conte, come riporta La Stampa, poi per prendere la temperatura sempre più alta nel Movimento dal reggente Vito Crimi.

Febbre provocata secondo il viceministro Crimi anche da Di Battista, che lancia petizioni contro l’Ue proprio mentre il governo sostenuto dal M5s tratta con non poca fatica in sede europea per ottenere un aiuto nell’emergenza Coronavirus. Grillo, continua La Stampa, è riuscito a rimettere in contatto l’ex parlamentare e il reggente, con il primo che ha assicurato di non avere velleità da capo politico. Per ora.

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