Coronavirus, i numeri in chiaro. Il pediatra Ravelli: «Covid-Kawasaki nei bambini: c’è allerta ma c’è la cura» – Il video

«È un tema che ha fatto nascere l’interesse del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità», spiega il primario del Gaslini

«Non dobbiamo considerare chiusa l’emergenza. Non siamo usciti dalla palude. Ma il trend è assolutamente positivo». Angelo Ravelli, professore ordinario e direttore della Clinica Pediatrica del Gaslini di Genova, commenta così i dati diffusi sulla pandemia di Coronavirus in Italia dal bollettino della Protezione Civile di oggi, 10 maggio: 165 vittime in 24 ore e nuovi contagi sotto quota mille (+802) come non accadeva da inizio marzo.


«Certo non eravamo pronti ad affrontare una pandemia», ragiona ancora il pediatra e segretario del gruppo di studio di Reumatologia della Società italiana di pediatria. «Se però dovesse esserci una seconda ondata come si ipotizza, magari in autunno, avremmo gli strumenti per affrontarla meglio: ospedali dove non si rischia più il contagio e con percorsi separati per pazienti Covid o sospetti tali, più posti in terapia intensiva, più assunzioni. Abbiamo imparato che dobbiamo limitare le fonti di contagio».


La sindrome di Kawasaki nei bambini e il collegamento con il Coronavirus

Il professor Angelo Ravelli sta approfondendo un aspetto, emerso dalla lettera inviata a 11mila pediatri e pubblicata in esclusiva da Open – di un aumento nelle ultime settimane – soprattutto nelle zone più colpite dal virus, e le possibili correlazioni tra malattia di Kawasaki, una sindrome infiammatoria che colpisce i più piccoli, soprattutto fino a 5 anni, e il Covid-19.

«È un tema che ha fatto nascere l’interesse del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità», spiega il pediatra. «C’è una terapia e delle cure: c’è allerta ma non allarme», tranquillizza. Verranno elaborate delle linee guida, spiega Ravelli. «Il gruppo di studio di reumatologia di cui sono segretario italiano sta facendo una raccolta dati di tutti i bambini colpiti da questo fenomeno», spiega. «Possiamo dire che si ritiene non sia tanto il virus in sé che poi porta a sviluppare fenomeni infiammatori, ma la reazione di difesa anomala in soggetti predisposti», dice il professore. Si tratta di evenienze rare, comunque, sottolinea Ravelli.

«Prevediamo che in Italia saranno 80-100 bambini a essere colpiti dalla malattia di Kawasaki – una malattia di cui comunque ogni anno vediamo un certo numero di casi. È vero, c’è un aumento di casi con complicanze severe, ma in Italia ad oggi non abbiamo avuto alcun decesso. Se effettivamente esiste il legame, riducendosi le infezioni si ridurrà anche il rischio di questi casi».

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