Coronavirus, i numeri in chiaro. Il matematico Sebastiani: «In Umbria i contagi sono bassi, ma è “da monitorare” perché non diminuiscono»

L’attenzione è tutta sulle regioni: l’obiettivo è quello di analizzare i territori per capire dove si sviluppano eventuali nuovi focolai

Da domani si inizia. Dopo le prime aperture del 4 maggio, il 18 maggio è la data che segna il passaggio ufficiale alla Fase 2 dell’emergenza Coronavirus. Molti hanno definito questa fase come quella della “convivenza con il virus”: si ricominciano a fare molte delle attività di prima, ma consapevoli che c’è un rischio in agguato che può sempre tornare. In questo passaggio diventano importanti i numeri delle regioni. Per capire se e dove si stanno sviluppando nuovi focolai.


Per la rubrica Numeri in chiaro ne abbiamo parlato con il matematico Giovanni Sebastiani, ricercatore del Cnr specializzato in modelli statistici: «Gli allarmi in Calabria e Abruzzo che avevamo visto ieri sono rientrati. I valori si sono abbassati in entrambe le regioni, anzi in Calabria abbiamo un numero di nuovi casi pari a zero. Abbiamo sette regioni con un numero di nuovi casi inferiore a cinque. C’è quindi una tendenza in diverse regioni all’appiattimento della curva».


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Caso particolare l’Umbria. La regione è considerata a rischio per i nuovi casi registrati nelle ultime settimane. Eppure il totale dei pazienti positivi al Covid-19 è di 94, su una popolazione di quasi 900mila persone. Solo 2 di questi sono ricoverati in terapia intensiva. Una contraddizione che ha sollevato anche le critiche della presidente della regione Donatella Tesei:

«L’Umbria – spiega Sebastiani – è stata la prima della classe per tantissimo tempo. Da più di tre settimane i suoi valori sono stati molto bassi. Quello che è preoccupante è che c’è una persistenza di questi nuovi contagi, anche se bassi. Un’attività di fondo continua a persistere. È vero, i valori sono molto bassi, ma non diminuiscono».

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