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La pandemia inverte in negativo l’indice di sviluppo umano: è la prima volta in trent’anni – Lo studio

22 Maggio 2020 - 20:32 Giulia Delogu
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, l'emergenza Covid-19 sta causando un calo dell’indice di sviluppo umano, lo strumento standard usato per misurare il benessere dei Paesi. E le stime non tengono conto delle ripercussioni indirette sulle donne e degli effetti dei cambiamenti climatici

Secondo un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), la crisi causata dal Coronavirus sta aumentando le disuguaglianze e causando, per la prima volta dal 1990 a oggi, un calo dell’indice di sviluppo umano, lo strumento standard usato per misurare il benessere dei Paesi che viene calcolato tenendo conto dei diversi tassi di aspettativa di vita, istruzione e reddito nazionale pro capite

Dal rapporto pubblicato mercoledì 20 maggio dagli esperti dell’UNDP, emerge chiaramente un’inversione nella curva dello sviluppo umano globale, che dalla sua creazione a oggi è stato in crescita costante, anche se spesso al di sotto delle aspettative. Ma per il 2020 la prospettiva è quella di un «declino rapido e senza precedenti» a causa della pandemia di Covid-19.

«Il mondo ha vissuto molte situazioni critiche negli ultimi trent’anni, inclusa la crisi finanziaria internazionale del 2007-2009. Ciascuna di queste ha avuto un grave impatto sullo sviluppo umano, ma nel complesso sono stati fatti progressi anno dopo anno», ha commentato il direttore generale dell’UNDP, Achim Steiner.

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Per la prima volta in trent’anni la curva potrebbe essere invertita a causa degli effetti combinati del Coronavirus, che, oltre a bloccare interi settori dell’economia mondiale e diversi sistemi educativi, ha rivelato le fragilità dei servizi sanitari nazionali anche nei Paesi più sviluppati.

La portata del fenomeno non è di poco conto. Il calo dell’indice di sviluppo umano è tale da «cancellare tutti i progressi compiuti negli ultimi sei anni», scrivono i ricercatori, e, per quanto riguarda l’istruzione, la situazione è talmente grave da sfiorare «livelli visti l’ultima volta a metà degli anni ’80».

«Ci aspettavamo un rallentamento, ma non a quel livello», ha dichiarato Heriberto Tapia, ricercatore presso l’Ufficio per lo Sviluppo Umano dell’UNDP. A preoccupare, infatti, non è solo il calo di per sé, ma anche la rapidità con cui le tendenze si sono invertite. A gennaio 2020, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha stimato un aumento del reddito pro capite in 160 Paesi e solo tre mesi dopo, a metà aprile, ha dovuto rivedere le proprie previsioni.

Grafico sugli effetti del COVID-19 sullo sviluppo umano tratto dal report del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo

Secondo le stime degli esperti, il reddito pro capite globale dovrebbe scendere del 4% quest’anno, e il rapido deterioramento della situazione è particolarmente evidente nel campo dell’istruzione. Il 60% dei bambini non va più a scuola e le disuguaglianze si stanno allargando, considerato che circa l’86% degli studenti nei Paesi in via di sviluppo non ha accesso alle lezioni per via della mancanza di strumenti per la didattica a distanza. 

Le stime, tra l’altro, non tengono conto né degli effetti indiretti della crisi sulle donne, generalmente più fragili in termini di insicurezza salariale e scolastica, accesso alle cure e violenza domestica, né del rapido deterioramento del Pianeta, il cui stato di salute è da sempre escluso dagli indici usati per misurare l’ISU. Ma tra degrado ambientale, cambiamenti climatici e diminuzione della biodiversità, le ripercussioni sulla disponibilità di risorse idriche, cibo e altri beni di prima di prima necessità rischiano di acuire la portata della crisi globale.

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