Coronavirus: Basket, stop a Eurolega ed Eurocup. E intanto la Serie A pensa a come ripartire

Il Basket volta pagina e pensa direttamente alla prossima stagione. Il mondo del Calcio, invece, mette nero su bianco le disposizioni per ripartire già da metà giugno

Troppi rischi per la salute dei giocatori. L’Euroleague Basketball Company ha deciso di annullare l’Eurolega e l’Eurocup a causa dell’emergenza sanitaria da Coronavirus. La decisione è stata presa in assemblea, dove il presidente Jordi Bertomeu ha espresso forti dubbi sulla possibilità di ripresa delle competizioni. Anche i giocatori si sono detti apertamente contrari alla ripartenza, proponendo lo stop definitivo.


Le competizioni dell’Eurolega e dell’Eurocup erano state sospese lo scorso 12 marzo, ma il board dell’Eca aveva più volte ribadito la volontà di completare i tornei. A oggi, però, non sembrano esserci ancora le condizioni per ripartire e l’obiettivo a cui guardare è ormai la prossima stagione (il cui inizio è ipotizzato al 30 settembre). Saranno confermate in Eurolega le 18 squadre di quest’anno, compresa l’Olimpia Milano che ha una licenza decennale.


Niente da fare invece per la Virtus Bologna, che sperava di ottenere una wild-card. Le ‘Vu Nere’ avranno però l’accesso garantito alla Eurocup, al pari della Reyer Venezia, perché arrivate quest’anno tra le migliori otto del torneo. «Senza dubbio – ha dichiarato Bertomeu in una nota – è la decisione più difficile che abbiamo mai dovuto prendere in 20 anni di storia. Sono orgoglioso di come la nostra comunità sia rimasta unita in questi momenti e ora abbiamo solo una missione: fare tutto quanto in nostro potere per tornare più forti».

Il piano della Serie A: massimo 300 negli stadi

Diversa invece la sorte della Serie A di Calcio, che si organizza per riprendere il campionato a partire da giugno – il 13 o il 20. «Se riparte il Paese, riparte anche il calcio», ha detto il ministro allo Sport, Vincenzo Spadafora. E continuano, quindi, i lavori di rifinitura sul protocollo di ripartenza elaborato da Figc e Lega. Molti aspetti rimangono comunque forzatamente flessibili a causa dell’incertezza dello sviluppo della pandemia.

In particolar modo la questione del monitoraggio degli atleti: le procedure da adottare nel caso in cui un giocatore o un membro dello staff dovesse risultare positivo al Covid-19 saranno decise in relazione all’evoluzione del contagio. Per quanto riguarda la «pianificazione, l’organizzazione e la gestione delle gare di calcio professionistico in modalità a porte chiuse», il numero delle persone ammesse allo stadio (squadre comprese) sarà di 300 persone.

Per chi giocherà sarà obbligatoria la misurazione della temperatura e un’autodichiarazione in cui si afferma di non avere avuto sintomi da Coronavirus. Per gli spettatori sugli spalti, invece, sarà obbligatoria la mascherina. Restrizioni anche per le trasferte e l’attività giornalistica. Una buona parte del protocollo è riservata anche alle regole per la tutela degli arbitri.

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