Maturità 2020, c’è il primo ricorso al Tar contro l’esame in classe: i prof vogliono farlo online

La richiesta dei docenti è di far svolgere gli esami in videochiamata, lasciando comunque la possibilità agli studenti di essere presenti in classe. Ma davanti a una serie di computer

Arriva puntuale il primo ricorso al Tar contro l’esame di Maturità in classe. L’iniziativa è partita da circa 300 tra docenti e genitori raccolti nel gruppo Facebook Maturità 2020 online promosso da Aldo Domenico Ficara, docente di Messina, che nel corso delle ultime settimane ha raccolto le adesioni a livello regionale dei docenti che chiedono lo svolgimento dell’esame di Stato non in presenza. Richiesta per la quale il ministero si è già detto contrario.


I docenti del gruppo Maturità 2020 online chiedono che all’esame siano sostanzialmente presenti almeno gli studenti, permettendo agli insegnanti che fanno parte della commissione di collegarsi in videochiamata, considerando che, come ha stabilito l’inali, professori e collaboratori scolastici rientrano nella fascia di maggior rischio per il contagio da Coronavirus.


Dai docenti siciliani, la battaglia punta ad allargarsi con la diffusione di un documento che diversi insegnanti stanno presentando nei collegi docenti, con il quale sottolineano tutte le criticità che comporterà l’esame in presenza.

1 – la necessità di provvedere in tempi brevissimi a tutte le operazioni preliminari di segreteria, di pulizia e di acquisto dei DPI per ata, docenti e studenti

2- la compresenza in uno stesso ambiente scolastico di più persone (in ogni aula: 6 commissari, un Presidente, un candidato e un testimone, in base alla normativa vigente). Ricordiamo che in questo ambiente si dovrebbe garantire una distanza di sicurezza interpersonale di almeno 2 metri come stabilito dal Comitato Tecnico Scientifico e reso pubblico dal M.I.

3 – la prospettiva di dover stare fermi in un’aula per 5 o 6 ore di fila con mascherine e guanti a temperature estive senza poter usufruire – anche per motivi di sicurezza – di ventilatori o condizionatori

4 – l’inadeguata autodichiarazione del proprio stato di salute – prevista per tutto il personale, per gli studenti e i per testimoni – dove si deve attestare di non essere stati a contatto con persone positive negli ultimi 14 giorni. Tale atto è una presa in carico di responsabilità priva di valenza giuridica e di certezze scientifiche

5 – la presenza di commissari e collaboratori scolastici che si trovano in una fascia d’età a maggior rischio di contagio e complicanze, come segnalato dall’INAIL

6 – un forte dispendio di energie sia di carattere economico, sia di natura organizzativa da parte della scuola, che si troverà impegnata in una igienizzazione continua e accurata degli spazi comuni da effettuarsi all’inizio e alla fine della giornata, ma anche tra un esame e quello successivo.

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