Gli infermieri attaccano Manfredi: «Assume medici per insegnare Scienze infermieristiche». E il ministro ritira il provvedimento

Dopo le proteste dei sindacati di categoria e di diversi docenti, il ministro dell’Università ha fatto un passo indietro sul provvedimento che prevedeva la sostituzione dei professori infermieri con medici ospedalieri nominati dagli atenei

Si concludeva il 30 maggio uno scontro – passato in secondo piano – tra i sindacati degli infermieri e il ministro dell’università Gaetano Manfredi. Al centro del dibattito, la diminuzione dei posti da docenti universitari riservati agli infermieri per il corso di laurea in Scienze infermieristiche. Posti che, invece, sarebbero aumentati per la categoria dei medici. «L’ennesimo colpo basso: il ministro Manfredi ci dica cosa c’è che non va con la nostra professione», aveva tuonato Antonio De Palma, presidente del sindacato di Nursing Up.


«Riteniamo che tale atto rappresenti un attacco diretto alla professione rinnegando la valorizzazione di un campo autonomo non solo nell’esercizio professionale ma anche nell’ambito dell’insegnamento e della ricerca – aveva aggiunto il segretario generale del sindacato Nursind, Andrea Bottega -. Ambiti autonomi già consolidati nell’ordinamento giuridico e presenti in modo ancor più ampio nel resto del mondo. Spiace notare che questo governo voglia infierire contro coloro che sono stati spesso l’unica linea di difesa contro il Coronavirus, coloro che hanno saputo e dovuto rimettersi in gioco per assistere i malati in un ambito diverso da quello in cui erano assegnati».


Non solo sindacati

In seguito al dietrofront di Manfredi, è rientrata, per il momento, l’agitazione sindacale: con un ulteriore decreto ministeriale il ministro ha cancellato dal precedente provvedimento il comma 2, ovvero quello che riduceva il numero di docenti infermieri dal corso di laurea in infermieristica sostituendoli con medici ospedalieri. Contro il decreto ministeriale 82 del 14 maggio, recante in oggetto la “modifica dei requisiti di docenza”, si sono espressi non solo i sindacati, ma anche docenti universitari.

I professori Riccardo Di Salvo e Fabrizio Nigito e l’esperto di management sanitario Alfio Stiro avevano definito il provvedimento un «ennesimo violento strattone alla classe infermieristica, privata della dignità di poter formare gli studenti attraverso la docenza di professori laureati in infermieristica. Professori teoricamente e tecnicamente preparati per poter in maniera più completa rispetto a qualunque altra figura professionale, inclusi i medici, che hanno seguito un differente percorso accademico che nulla hanno a che vedere con il corso di laurea in scienze infermieristiche».

Cosa prevede il decreto ministeriale

Il provvedimento, per i prossimi due anni accademici, porterà alla riduzione da 5 a 3 unità nel numero di docenti previsto per l’accreditamento iniziale e periodico dei corsi. Il numero minimo di docenti a tempo indeterminato è stato ridotto da 3 a 1 unità. Il comma abrogato prevedeva che, per compensare la diminuzione dei docenti universitari previsti, agli atenei sarebbe stato chiesto di individuare almeno 2 medici ospedalieri da selezionare come personale medico di riferimento coinvolto per ogni corso di laurea in infermieristica.

«Un’altra battaglia vinta grazie alle sinergie della professione, anche se, purtroppo, resta il comma 1 del dm 82 – conclude De Palma -, con il quale, ai fini dell’accreditamento iniziale e periodico dei corsi di studio dei ai corsi di laurea per la professione di infermiere, viene ridotto temporaneamente il numero minimo di docenti da 5 a 3 unità e il numero minimo di docenti a tempo indeterminato, necessario ai fini dell’accreditamento dei corsi, da 3 a 1 unità».

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