Abbattuta la statua di Colombo (anche) a Minneapolis. Perché i manifestanti Usa se la prendono con lo scopritore dell’America

«Basta colonizzatori, schiavisti e assassini», si legge sulla locandina della manifestazioni che hanno portato alla distruzione delle statue dell’esploratore genovese

L’omicidio di George Floyd ha riacceso le battaglie di Black lives matter, il movimento nato negli Stati Uniti per la tutela dei diritti degli afroamericani. Nel corso delle proteste, i manifestanti di tutto il mondo hanno iniziato a prendere di mira le statue che rappresenterebbero personaggi legati alla colonizzazione e alla supremazia della razza bianca.


L’esordio di questa iconoclastia del terzo millennio è avvenuto a Bristol: durante una manifestazione in ricordo di Floyd, alcune persone hanno abbattuto la statua di Edward Colston, un mercante di schiavi del XVII secolo. L’ultima rimozione di una statua, invece, è avvenuto a Minneapolis, la città del Minnesota dove il 46enne afroamericano è stato ucciso lo scorso 25 maggio. A essere buttata giù, la statua di Cristoforo Colombo.


Se a Colston la storia riconosce il ruolo di schiavista, non è così immediato il collegamento tra l’esploratore italiano che scoprì l’America e il razzismo dilagante oggigiorno. Prima di Minneapolis era già successo a Richmond, in Virginia: il monumento al navigatore genovese è stato vandalizzato. Poi i manifestanti di Black lives matter vi hanno affisso un cartello: «Colombo rappresenta il genocidio». Alla fine delle protesta, la statua è stata gettata in un lago nei pressi del parco.

Perché Colombo?

«Basta colonizzatori, schiavisti e assassini», si legge sulla locandina della manifestazioni di Richmond. Per gli organizzatori della protesta, Colombo è stato «un assassino degli indigeni, responsabile di aver reso mainstream la cultura del genocidio dei nativi». Le argomentazioni che vedrebbero l’esploratore come un precursore del suprematismo bianco sono, tuttavia, controverse.

Non è recente l’attacco alla figura di Colombo negli States, benché in molti Stati americani, il 12 ottobre, sia un giorno di festa nazionale, in memoria dello sbarco della sua caravella nell’odierna San Salvador il 1492. Negli scorsi anni, 13 Stati hanno eliminato il Columbus Day dal calendario, sostituendolo una giornata in memoria dei soprusi sofferti dai nativi americani.

Mentre la discussione sulla reinterpretazione moderna dell’uomo che scoprì l’America prosegue a suon di devastazione dei monumenti, la speaker democratica della Camera, Nancy Pelosi, ha chiesto di rimuovere tutte le statue dei confederati che si trovano al Congresso.

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